di: Gianfranco Belgrano | 15 Ottobre 2024
Quanto pesa l’Africa? Nelle stanze dei bottoni sicuramente poco, troppo poco. Il suo peso è ininfluente, sia che si tratti delle Nazioni Unite che di agenzie Onu o altre organizzazioni internazionali. Negli ultimi cento anni l’Africa ha dovuto lottare, spesso duramente, per riconquistare la propria libertà. Adesso è chiamata a lottare per far sentire le sue ragioni, le sue posizioni. Posizioni che non sono sempre coincidenti con quelle dell’Occidente o di altre zone del mondo. Lo si è visto nei voti in Assemblea generale (per esempio sul conflitto in Ucraina) o sui temi della sostenibilità e della transizione verde, dove non sempre le esigenze dei Paesi ricchi si coniugano con quelle del continente africano.
Questo non dovrebbe però impensierire nessuno. Normale è che ci siano posizioni diverse, meno normale che un continente destinato a una crescita demografica ed economica mai registrati finora (ed è un fenomeno già in atto) non abbia spazi adeguati nei tavoli che contano.
Di recente è stato il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ad affrontare l’argomento. Guterres ha anzi chiesto una riforma urgente del Consiglio di sicurezza, criticandone la struttura obsoleta e la mancanza di rappresentanza per l’Africa, che a suo avviso mina la credibilità e la legittimità globale dello stesso organismo.
«Nel 1945 (data di istituzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu), la maggior parte degli attuali Paesi africani erano ancora sotto il dominio coloniale e non avevano voce negli affari internazionali», ha ricordato il segretario generale, rivolgendosi al Consiglio e sottolineando che la sua composizione riflette l’equilibrio di potere emerso alla fine della Seconda guerra mondiale. Da allora sono passati quasi ottant’anni e il Consiglio non è riuscito a tenere il passo con un mondo in continua evoluzione. «Non possiamo accettare che il principale organismo mondiale per la pace e la sicurezza non abbia una voce permanente per un continente di oltre un miliardo di persone… né possiamo accettare che le opinioni dell’Africa siano sottovalutate sulle questioni di pace e sicurezza, sia nel continente che nel resto del mondo», ha insistito Guterres. «Per garantire la piena credibilità e legittimità di questo Consiglio è necessario dare ascolto alle richieste di lunga data dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, di vari gruppi geografici (dal gruppo arabo ai Paesi del Benelux, dei Paesi nordici e della Caricom) e di alcuni membri permanenti di questo Consiglio stesso, per correggere questa ingiustizia», ha concluso Guterres.
A dire il vero questo tema è stato toccato anche dall’Italia negli ultimi anni e qualche passo avanti è stato fatto con l’ingresso dell’Unione Africana nel G20. Anche il Brics, dopo aver accolto quasi subito il Sudafrica, si sta aprendo a nuovi ingressi dal continente. Ma certo, in un’epoca in cui il multilateralismo sembra soffrire varie spinte centrifughe, aprire il Consiglio di sicurezza a membri permanenti africani avrebbe un altro senso e un altro peso.
Questo editoriale è apparso sul numero di ottobre 2024 di Africa e Affari, disponibile per l’acquisto qui in formato cartaceo e qui in formato digitale.