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Uganda: Banca mondiale si riavvicina, luci e ombre su possibili nuovi prestiti

di: Valentina Milani | 1 Ottobre 2024

La Banca mondiale sta lavorando con l’Uganda per riprendere i finanziamenti alla nazione dell’Africa orientale, dopo un anno di stop in risposta all’approvazione da parte di Kampala di una severa legge anti-Lgbtq. Gli attivisti locali e internazionali per i diritti degli omosessuali si oppongono all’ultima mossa del finanziatore globale, definendola “disastrosa”. Altri abbracciano un punto di vista differente che chiama in causa i casi, per esempio, di Russia e Cina.

L’istituto di credito, uno dei principali finanziatori dei progetti infrastrutturali dell’Uganda, ha precisato nei giorni scorsi che non proporrà nuovi finanziamenti pubblici per il Paese fino a quando non saranno attuate adeguate misure di mitigazione e che verrà istituito un sistema di monitoraggio indipendente per garantire il rispetto di tali misure. Gli attivisti sostengono però che questi sforzi siano insufficienti e che forniscano solo un’illusione di protezione.

Nello specifico, giovedì scorso Bloomberg ha citato un portavoce dell’ente finanziatore con sede a Washington, il quale ha dichiarato che si stanno adottando misure per garantire che i membri della comunità Lgbtq beneficino in egual misura dei progetti. Secondo quanto riferito, le misure includono un meccanismo di monitoraggio indipendente per garantire la conformità e si applicherebbero sia ai progetti in corso che a quelli nuovi.

Il governo ugandese è stato ampiamente condannato dall’Occidente dopo la promulgazione della legge contro l’omosessualità nel maggio dello scorso anno. Gli Stati Uniti hanno imposto restrizioni sui visti ai promotori della legge e hanno minacciato ulteriori azioni contro i funzionari responsabili delle misure.

La Banca mondiale, che è stata uno dei maggiori finanziatori dell’Uganda, aveva da parte sua ritirato i pacchetti di prestito. In una dichiarazione dello scorso agosto, l’istituto era stato chiaro:  “la legge antiomosessualità dell’Uganda contraddice fondamentalmente i valori del Gruppo Banca mondiale. Crediamo che la nostra visione di sradicare la povertà su un pianeta vivibile possa avere successo solo se include tutti, indipendentemente da razza, genere o sessualità. Questa legge mina questi sforzi. L’inclusione e la non discriminazione sono al centro del nostro lavoro in tutto il mondo”.

Pochi giorni fa la svolta, con la precisazione che: “Non proporremo al nostro consiglio di amministrazione alcun nuovo finanziamento pubblico per l’Uganda finché non saremo certi che le misure di mitigazione siano in atto”, ha dichiarato la Banca, come hanno riferito Bloomberg e Reuters.

I gruppi Lgbtq hanno chiesto che la Banca continui a mantenere l’embargo per tutto il tempo in cui la legge anti-gay sarà in vigore. Siamo preoccupati perchè le misure di mitigazione della Banca mondiale sono gravemente lacunose sia nella struttura che nella sostanza”, hanno dichiarato più di 100 gruppi della società civile in una lettera aperta inviata al presidente della Banca mondiale Ajay Banga il 16 settembre.

Il 26 settembre, queer ugandesi, sostenitori della salute e altri si sono recati alla Missione permanente dell’Uganda presso le Nazioni Unite a Manhattan per protestare contro le brutali politiche anti-Lgbtq del Paese e mettere in guardia la Banca mondiale dal finanziare progetti nella nazione africana.

Tra le falle messe in luce da alcuni osservatori vi sono le preoccupazioni per le modalità di valutazione dell’efficacia delle misure di mitigazione e il timore che il governo ugandese, che aveva approvato la legge in origine, sia incaricato di attuarle.

Il presidente del Paese, Yoweri Museveni, aveva al tempo definito la decisione del blocco “infelice” e aveva accusato l’istituzione finanziaria globale di voler costringere l’Uganda ad abbandonare i suoi principi e la sua sovranità. Aveva promesso che il suo Paese si sarebbe sviluppato “con o senza prestiti”, dichiarando che gli africani non hanno bisogno di “pressioni da parte di nessuno” per risolvere i loro problemi.

All’epoca le autorità ugandesi accusarono anche la Banca mondiale di usare due pesi e due misure quando congelò i fondi, sostenendo che l’istituto di credito globale forniva prestiti a Paesi del Medio Oriente e dell’Asia che applicavano restrizioni simili o addirittura più severe nei confronti delle persone Lgbtq.

Ed è su questo punto che fanno leva gli ugandesi che invece non condividono la posizione degli attivisti, invocando la possibilità di una maggiore crescita economica se non si ostacola il flusso di prestiti.

Il presidente ugandese aveva comunque rassicurato i suoi cittadini che il Paese sarebbe rimasto stabile dopo le sanzioni economiche. Aveva fatto notare che l’Uganda stava andando bene da quando gli Stati Uniti lo hanno esentato dall’African Growth and Opportunity Act (Agoa) per 40 miliardi di dollari (circa 10,5 milioni di dollari).

La stessa Banca mondiale ha ammesso che l’Uganda è destinata a registrare una crescita economica nel 2024, nonostante la sanzione: la crescita economica dell’Uganda passerà dal 5,3% nel 2023 al 6,0% nel 2024. Uganda Overview: Development news, research, data | World Bank.

L’Uganda si è recentemente mossa in una direzione più anti-occidentale in un contesto che vede sempre più nazioni rivolgersi a partner alternativi come Cina e Russia per gestire il loro sviluppo nazionale. Sostenitore delle recenti leggi anti-Lgbtq, il pastore Martin Ssempa aveva al tempo scritto su X che il boicottaggio della Banca mondiale non avrebbe altro che incentivare l’Uganda a fare maggiore affidamento sui Brics.

Alcuni osservatori avevano inoltre fatto notare, lo scorso agosto, che il blocco dei finanziamenti della Banca mondiale coincideva con la decisione del governo ugandese di non rinnovare un accordo con le Nazioni Unite, con conseguente chiusura degli uffici Onu.

La presa di mira dell’Uganda da parte delle istituzioni finanziarie occidentali si inserirebbe, secondo questa visione, in un più ampio crollo del prestigio e dell’influenza dell’Occidente in Africa. Ex guerrigliero marxista, il presidente Museveni ha notoriamente una forte simpatia per la Russia, che risale al sostegno sovietico al colpo di Stato che lo portò al potere nel 1986.

A proposito della discriminazione della comunità Lgbtq, Museveni ha da poco commentato al Sole 24 Ore: “Sul tema dell’omosessualità, che voi definite culturale, noi abbiamo il nostro punto di vista, voi il vostro. Qui gli omosessuali non vengono uccisi. Ma ci sono diversi modi di vivere. Uno è quello eterosessuale. Certo, ancora prima che gli europei arrivassero vi erano della deviazioni della normalità, fanno parte della natura. Ma quello che non possiamo accettare è che queste deviazioni divengano un modo alternativo di vivere. Per noi c’è solo un modo di vivere. Se siete persuasi che ve ne siano due, allora lasciateci in pace”.

L’amministrazione ugandese ha approvato la dura legge anti-gay nel maggio 2023. Prevede una condanna all’ergastolo e consolida una campagna crescente contro le persone Lgbtq nella nazione tradizionalmente conservatrice dell’Africa orientale. Una pena potenziale di dieci anni di carcere attende chiunque tenti di intraprendere una relazione omosessuale.

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