di: Redazione | 3 Marzo 2022
Progetti agricoli, maggiori esportazioni e la necessità di fare rete tra associazioni no profit sono stati i temi al centro di un incontro tra l’ambasciatore della Tanzania a Roma, Mahmoud Thabit Kombo, e diverse Ong italiane. Il forum si è tenuto nei giorni scorsi presso la sede della rappresentanza diplomatica della Tanzania a Roma e ha accolto le esperienze del terzo settore italiano che opera nella nazione dell’Africa orientale nell’ottica di una rinnovata e più organica cooperazione tra i due Paesi.
Si è trattato di una giornata di particolare significato perché, come hanno ripetuto molti dei presenti, era la prima volta che l’ambasciata riuniva tutte le Ong che operano in Tanzania per un confronto sui modi e le prospettive della loro presenza nel Paese. L’ambasciatore Kombo, in Italia da ottobre 2021, ha spiegato di voler fare da tramite tra il terzo settore e le autorità per indirizzare la cooperazione nella sua nazione. Durante la giornata, ha seguito gli interventi di ciascuna associazione sottolineando i punti di forza e di debolezza dei progetti, raccogliendo osservazioni e difficoltà e promettendo soluzioni.
Durante un breve collegamento in videochiamata con i presenti, l’ambasciatore italiano a Dar es Salam, Marco Lombardi, ha anticipato a sua volta un maggiore coinvolgimento dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) in Tanzania e ha invitato Ong e imprese a “investire e aprire progetti” perché “c’è qualcuno che vi ascolta”.
Il console della Tanzania in Italia, Marco Conca, ha ricordato la nascita della rete Asante Sana “per lo scambio di informazioni e opportunità tra Ong che operano nel Paese”. La rete nasce per consentire alle associazioni di agire con una voce sola nei rapporti con la Tanzania.
Nella visione di Kombo tutti gli attori sono pronti a fare la loro parte, serve solo qualcuno che “giri la chiave e accenda il motore della macchina”. L’ambasciatore si è proposto come coordinatore di un gruppo di lavoro di cui faranno parte alcuni rappresentanti di Ong come Cefa, Cope, Fondazione Ivo de Carneri e Cuamm, per identificare le aree chiave in cui lavorare in Tanzania e risolvere problemi logistici e burocratici. [Da Redazione InfoAfrica]© Riproduzione riservata
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