di: Celine Camoin | 29 Febbraio 2024
Nessuna marcia indietro verso l’Ecowas da parte dei tre “dissidenti” – Mali, Niger, Burkina Faso – nonostante la revoca delle sanzioni collettive imposte ai tre Paesi da parte dei vertici della comunità regionale dell’Africa occidentale. Ne è convinto il giornale burkinabè Le Pays, sottolineando che sono state mantenute le sanzioni individuali contro i golpisti e le sospensioni dagli organi dell’Ecowas.
“Le popolazioni che sono state gravemente e collettivamente colpite da questo blocco, hanno tirato un sospiro di sollievo leggendo il comunicato stampa finale, soprattutto perché la revoca delle restrizioni avviene pochi giorni prima del mese del Ramadan”, indica Le Pays, non senza ricordare che ormai sono stati i tre Paesi ad aver voltato le spalle all’Ecowas, pensando a una propria entità regionale e addirittura a una propria moneta
Secondo alcune fonti, ad esempio, se la frontiera beninese è stata riaperta verso il Niger, il lato nigerino del confine sarebbe ancora bloccato.
Le Pays riflette sulla conseguenza della revoca delle sanzioni: chi pensa a un colpo di Stato non avrà più timore di sanzioni economiche. “Di conseguenza, potremmo purtroppo assistere ad una sorta di salto indietro nell’Africa occidentale negli anni ’80, quando chiunque avesse un grado poteva sognare di diventare presidente, perché bastava avere un Kalashnikov come arma di persuasione”.
L’unico modo perché l’Organizzazione Subregionale possa rialzare la testa è trasformarsi attraverso un aggiornamento che la riporti ai suoi fondamenta: le sue missioni iniziali di integrazione economica dei Paesi membri dello spazio.
L’Ecowas, secondo la medesima fonte, ha cominciato a perdere credibilità da quando ha integrato l’aspetto politico nel suo mandato, e più di una volta si è smarrita adottando misure a geometria variabile, senza tener conto degli interessi delle persone per le quali dovrebbe agire.
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