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Proteste in Africa: una tendenza in forte aumento

di: Ernesto Sii | 19 Settembre 2024

Negli ultimi mesi, il continente africano ha assistito a un aumento significativo delle proteste e delle manifestazioni che hanno visto protagonisti soprattutto le giovani generazioni. Procedendo ad un’analisi paziente dei dati, però, emerge che la tendenza all’aumento delle manifestazioni di protesta pubbliche è costante da quasi vent’anni. Una tendenza che da un lato riflette un maggior coinvolgimento e protagonismo delle società civili e delle opinioni pubbliche africane e dall’altro l’irrompere sulla scena politica di un attore per anni silente: le masse. Ovviamente non è possibile tracciare un bilancio univoco data la varietà delle ragioni che spingono a protestare, ma l’aumento registrato incrociato alle dinamiche politiche e sociali dei singoli paesi o delle aree permette di raccogliere alcuni spunti e segnali. Le proteste, infatti, riflettono dinamiche complesse e interconnesse che caratterizzano il continente, inclusi cambiamenti politici, economici, sociali e culturali. Abbiamo analizzato ed elaborato i dati raccolti a partire dal 1997 da ACLED, acronimo inglese per Armed Conflict Location & Event Data, un’organizzazione non-profit specializzata nella raccolta di dati disaggregati sui conflitti, analisi e mappatura delle crisi. ACLED codifica le date, gli attori, i luoghi, le vittime e i tipi di tutti gli eventi di violenza politica e di manifestazione segnalati in tutto il mondo in tempo reale. In questo articolo abbiamo quindi analizzato i trend delle proteste in Africa, sia a livello continentale che regionale, cercando di comprendere i fattori chiave che hanno guidato queste mobilitazioni, ed evidenziando alcuni elementi che si ritiene potranno essere centrali negli sviluppi dei prossimi anni.

L’aumento delle proteste in Africa: un fenomeno in crescita

L’aumento delle proteste in Africa può essere osservato a partire dagli anni 2000, con un’escalation particolarmente evidente negli anni 2010 e 2020. Questo aumento è stato influenzato da una serie di fattori, tra cui l’instabilità politica, le disuguaglianze economiche, le crisi sociali e le nuove dinamiche della comunicazione globale.

Fig. 1 Andamento delle Proteste in Africa: il grafico mostra l’andamento delle proteste in Africa a partire da quando ACLED ha iniziato a raccogliere i dati, evidenziando i periodi di maggiore intensità. Dati ACLED, elaborazione Internationalia.

 

Analizzando i dati e la curva della crescita appaiono evidenti alcuni punti di svolta. Il primo incremento si ha nel 2008 con 810 eventi di proteste registrati nel continente a fronte di una media negli anni precedenti intorno ai 600. Il secondo e più importante scalino è quello del 2011 con 3049 manifestazioni. Da quel momento, le Primavere Arabe hanno spinto le proteste per anni fino al successivo picco del 2016 con 5637 eventi. Il lieve calo registrato fino al 2018 (5309) apre la strada alla crescita del 2019 (caro prezzi materie prime) con 10.202 per arrivare al picco assoluto del 2020 (piena pandemia di Covic) con 12.033 segnalazioni di proteste. E se il 2023 si è chiuso con 10.364 eventi, i primi 8 mesi del 2024 hanno toccato quota 8233.

Fig. 2 Grafico dell’Evoluzione delle Proteste nel Tempo: Un grafico che mostra l’andamento delle proteste in Africa negli ultimi decenni, evidenziando i periodi di maggiore intensità. Dati ACLED, elaborazione Internationalia.

Mettendo in fila le proteste per gli anni in cui si sono svolte, appare evidente come gli ultimi cinque anni abbiano segnato un cambio di passo notevole. Sono i cinque anni iniziati con il rialzo dei prezzi delle materie prime del 2019, passati poi per l’emergenza Covid (con relativo blocco del commercio internazionale, del turismo, etc…) e poi, appena conclusa l’emergenza sanitaria, con la ripresa delle tensioni geopolitiche ed economico-finanziarie internazionali. Il tutto si è andato a innestare su importanti evoluzioni interne a paesi sul fronte politico, a un continuo peggioramento delle conseguenze dei cambiamenti climatici e ad uno scenario economico internazionale di difficoltà.

Se guardiamo ai decenni, appare evidente come se nel decennio 2010 hanno pesato le cosiddette ‘Primavere Arabe’ il decennio 2020, quasi giunto alla sua metà, si appresta a segnare nuovi record e conferma una tendenza in crescita.

Fig. 3 Grafico che mostra l’andamento delle manifestazioni nei Paesi africani per decennio. Illustra come il numero di eventi dimostrativi sia cambiato in ogni decennio. Dati ACLED, elaborazione Internationalia.

 

Perché si protesta?

A livello continentale, i trend delle proteste in Africa sono caratterizzati da una crescita significativa in termini sia di frequenza che di portata. Le proteste hanno riguardato una vasta gamma di temi, tra cui la richiesta di diritti democratici, l’accesso ai servizi pubblici, la lotta contro la corruzione e la ricerca di giustizia sociale. All’interno di questa pluralità di temi, se ne possono riconoscere alcuni ricorrenti. Uno dei più evidenti è quello legato ai Fattori Politici, che di fatto possono essere a loro volta suddivisi in due tendenza. Da un lato quella legata all’emergere di movimenti pro-democrazia, con proteste che spesso hanno avuto origine in contesti in cui la popolazione ha richiesto maggiore partecipazione politica e trasparenza; dall’altro quella riconducibile alle Transizioni politiche, con periodi di elezioni e cambiamenti di governo che sono stati spesso accompagnati da proteste, sia in segno di sostegno che di opposizione.

Altro grande elemento catalizzatore di proteste in questi anni è quello riconducibile ai Fattori Economici. I megatrend che hanno caratterizzato lo sviluppo africano degli utlimi 25 anni (crescita economica, crescita demografica e urbanizzazione) hanno accentuato e dato maggior visibilità a quegli elementi di disuguaglianza e povertà, tipici delle aree metropolitane dei paesi in via di sviluppo. Ecco che le manifestazioni innescate da crescenti disuguaglianze economiche e dalla mancanza di opportunità si sono moltiplicate. Ma gli ultimi 20 anni sono stati anche teatro di ripetute crisi economiche e inflazione, scenari, spesso innescati a livello internazionale, ma che hanno provocato difficoltà economiche che a loro volta hanno portato a proteste contro le politiche governative percepite, spesso, come inadeguate o ingiuste.

Fig. 4 Grafico a torta che rappresenta le principali motivazioni delle proteste in Africa. Ogni sezione del grafico mostra la percentuale di influenza relativa di ciascuna motivazione. Dati ACLED, elaborazione Internationalia.

Indubbio poi che negli ultimi decenni sulle proteste abbiano pesato anche alcuni Fattori Sociali. Negli anni i movimenti sociali in molti paesi africani sono cresciuti e si sono moltiplicati. Di conseguenza movimenti organizzati per i diritti umani, l’uguaglianza di genere e la giustizia sociale hanno giocato un ruolo fondamentale nell’organizzazione delle proteste. Rientra nella sfera del sociale anche la conflittualità percepita come ‘etnica’ o religiosa.

Negli ultimi anni poi è innegabile che, in Africa come nel resto del mondo, un impatto enorme sulle proteste lo abbiano avuto Fattori tecnologici e comunicativi. Che si parli delle proteste delle Primavere Arabe o delle più recenti proteste anti-francesi nel Sahel o antigovernative a Nairobi non si può non affrontare il ruolo primario che i social media hanno giocato nell’alimentare il malcontento, nel creare comunità di “arrabbiati” e nel facilitare l’organizzazione del dissenso. La diffusione dei social media ha facilitato l’organizzazione e la mobilitazione delle proteste, permettendo una comunicazione rapida e il coordinamento delle azioni.

Infine soprattutto negli ultimi cinque anni sono in crescita tra i motivi di protesta altri due elementi: i Fattori Internazionali, la crescente influenza esterna su aree del Continente e la competizione geopolitica internazionali ha portato ad un aumento degli interventi o delle pressioni da parte di potenze straniere e organizzazioni internazionali che possono essere in grado sia di innescare che di sopprimere le proteste, a seconda degli interessi in gioco. Aumentano le proteste anche per quelli che potrebbero essere definiti Fattori Ambientali, spinti da cambiamenti climatici e crisi ambientali eventi come siccità, desertificazione e altri disastri naturali possono causare tensioni, soprattutto in contesti in cui le risorse sono scarse e la competizione per l’acqua e la terra è elevata.

È importante notare che spesso questi fattori non agiscono in maniera isolata ma sono interdipendenti. Ad esempio, una crisi economica può esacerbare le tensioni politiche, così come le disuguaglianze socio-economiche possono essere alimentate da politiche governative autoritarie. In molti paesi africani, le manifestazioni rappresentano un sintomo di problemi più profondi e strutturali, che richiedono soluzioni più generali e sostenibili.

Dal continente alle regioni, in cerca di un trend

Passando all’analisi regionale, emerge una diversità di dinamiche e motivazioni che hanno caratterizzato le proteste in diverse aree del continente.

 

Fig. 5 Grafico che mostra il numero di manifestazioni per regione in Africa. Fornisce un confronto della distribuzione degli eventi dimostrativi nelle diverse regioni. Dati ACLED, elaborazione Internationalia.

 

Nord Africa
Il Nord Africa ha visto un’ondata di proteste particolarmente intensa durante la cosiddetta “Primavera Araba” del 2011. Questi movimenti, innescati da una combinazione di fattori socio-economici e politici, hanno portato a cambiamenti significativi in paesi come Egitto, Tunisia e Libia.

  • Egitto: le proteste in Egitto sono state tra le più grandi e influenti, culminando nella caduta del presidente Hosni Mubarak.
  • Tunisia: la Tunisia è stata l’epicentro della Primavera Araba, dove le proteste hanno portato a un processo di transizione verso un sistema democratico.

 

Africa Occidentale
In Africa Occidentale, le proteste hanno spesso riguardato questioni come le elezioni, la corruzione e i diritti civili.

  • Nigeria: la Nigeria ha visto numerose proteste legate a questioni come la corruzione, le condizioni economiche e le questioni di sicurezza, tra cui il movimento #EndSARS contro la brutalità della polizia.
  • Senegal: in Senegal, le proteste sono state innescate da tensioni politiche e da una richiesta di maggiore trasparenza nelle elezioni.

 

Africa Orientale

In Africa Orientale, le proteste hanno avuto diverse motivazioni, tra cui tensioni etniche, questioni di governance e diritti umani.

  • Etiopia: Le proteste in Etiopia sono state spesso legate a questioni di autonomia regionale, identità etnica e diritti politici.
  • Kenya: In Kenya, le proteste si sono concentrate su questioni elettorali e la lotta contro la corruzione.

 

Africa Centrale

L’Africa Centrale ha visto un numero relativamente minore di proteste rispetto ad altre regioni, ma quelle avvenute hanno avuto un impatto significativo.

  • Congo, Repubblica Democratica del Congo: qui le proteste sono state spesso legate a questioni di governance, conflitti armati e diritti civili.
  • Camerun: in Camerun, le tensioni tra le regioni anglofone e francofone hanno portato a proteste e movimenti di dissenso.

 

Africa Meridionale
L’Africa Meridionale, con il Sudafrica al centro, ha visto un numero elevato di proteste, spesso legate a questioni economiche e sociali.

  • Sudafrica: il Sudafrica ha una lunga storia di proteste, dalla lotta contro l’apartheid alle recenti manifestazioni contro le disuguaglianze economiche e la corruzione. Fa comunque impressione notare come il paese sia passato dai 49 eventi censiti nel primo anno registrato (1997) ai 1221 eventi nell’anno più recente (2024).
Fig. 6 Grafico che mostra i 10 Paesi africani con il maggior numero di manifestazioni. Questo grafico fornisce un chiaro confronto tra i Paesi con il maggior numero di eventi dimostrativi. Dati ACLED, elaborazione Internationalia.

 

 

 

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