di: Redazione | 4 Aprile 2016
AFRICA – Personalità, uomini d’affari e responsabili politici hanno creato società offshore a Panama per usufruire dei vantaggi garantiti dal paradiso fiscale centroamericano, ma contrariamente ad Europa e Medio oriente, un solo capo di Stato africano – il defunto presidente sudanese Ahmed al-Mirghani – risulta finora emergere dalle liste dei clienti di Mossack Fonseca, lo studio panamense che ha curato gli interessi di queste società. Le liste sono state messe a disposizione dei giornalisti dell’Icij, l’International Consortium of investigative journalists (in Italia è il gruppo Espresso che sta pubblicando i documenti), e riguardano 11 milioni di documenti già ribattezzati Panama Papers.
Secondo questi documenti, tra il 1977 e il 2015 lo studio Mossack Fonseca ha amministrato gli interessi di 214.000 entità offshore in 21 diversi paradisi fiscali e per clienti di 200 paesi diversi.
Tra gli africani è accertato il coinvolgimento diretto di al-Mirghani, ma figurano anche persone molto vicine ad altri capi di Stato: un nipote dell’attuale presidente sudafricano Jacob Zuma, la vedova dell’ex capo di Stato guineano Lansana Conté, il segretario particolare del re del Marocco. Tra le altre personalità africane, secondo una prima e provvisoria lettura, risultano una decina di ministri e di alti funzionari tra cui Jaynet Désiré Kabila Kyungu, deputata e sorella del presidente congolese, Emmanuel Ndahiro, ex direttore dei servizi di intelligence ruandesi, Jean-Richard Itoua, ministro della Ricerca del Congo-Brazzaville.
Le società offshore curate dallo studio panamense, non sono illegali ma potrebbero essere state utilizzate almeno in parte per evadere il fisco e le notizie che stanno uscendo e che usciranno nei prossimi giorni potrebbero avere contraccolpi di vario tipo.
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