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Nigeria: difficoltà finanziarie Nnpc, import benzina a rischio

di: Andrea Spinelli Barrile | 3 Settembre 2024

La compagnia petrolifera statale nigeriana (Nigeria national petroleum corporation, o Nnpc) ha dichiarato di trovarsi ad affrontare difficoltà finanziarie che le impediranno di importare benzina in Nigeria, dove da settimane si registra una carenza di carburante nelle stazioni di servizio di tutto il Paese, che conta 220 milioni di abitanti.

La notizia arriva dopo che la Nnpc, l’unico importatore di prodotti raffinati del Paese, ad agosto aveva annunciato profitti record per il 2023, avvisando tuttavia che stava coprendo i deficit derivanti dai costi di importazione di benzina, saliti alle stelle per via dell’inflazione e degli interessi sul debito della compagnia: all’inizio di luglio l’agenzia Reuters quantificava il debito della Nnpc verso i trader di petrolio oltre i 6 miliardi di dollari, raddoppiato da inizio aprile. La Nnpc fatica a coprire il divario tra i prezzi fissi alla pompa e i costi globali del carburante: “Questa tensione finanziaria ha messo sotto pressione l’azienda e rappresenta una minaccia per la sostenibilità dell’approvvigionamento di carburante” ha detto il portavoce della Nnpc, Olufemi Soneye, in una dichiarazione diffusa ieri sera.

Il presidente Bola Tinubu ha eliminato un sussidio, molto costoso ma anche estremamente popolare, sulla benzina e sui carburanti, l’anno scorso quando è entrato in carica, un provvedimento volto a tagliare la spesa pubblica. Tuttavia, Tinubu ha reintrodotto in parte quel sussidio, dopo che l’inflazione è salita alle stelle peggiorando la crisi del costo della vita e alimentando forti tensioni tra la popolazione. Il Fondo monetario internazionale (Fmi) sostiene che questi sussidi per il carburante costeranno alla Nigeria fino al 3% del Pil quest’anno, poiché l’aumento dei prezzi alla pompa non è riuscito a tenere il passo con il loro costo in dollari: secondo una bozza di documento pubblicata dalla Nnpc a giugno, il Paese dell’Africa occidentale prevede di spendere 3,7 miliardi di dollari quest’anno, il 50% in più rispetto al 2023, per mantenere fissi i prezzi della benzina ai distributori, contraendo al contempo prestiti per colmare le lacune del suo bilancio.

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