di: Redazione | 1 Settembre 2020
Proteste con migliaia di persone per le strade si sono tenute nel fine settimana a Port Louis, capitale di Mauritius. I manifestanti hanno chiesto l’apertura di un’inchiesta sugli eventi legati all’affondamento di una petroliera giapponese al largo delle coste dell’isola che ha causato ingenti danni ambientali per il conseguente sversamento in mare del greggio.
A essere messo in discussione è stato il governo accusato di aver agito in ritardo sottovalutando l’incidente e le possibili conseguenze sull’isola dell’Oceano indiano. Contesta anche la decisione di affondare deliberatamente una parte dello scafo dopo che la nave si era spaccata in due.
Proteste, benché di tenore minore, sono state organizzate dalla diaspora di Mauritius a Londra, Parigi e Perth. Il governo intanto ha promesso la creazione di una speciale commissione che sarà incaricata di seguire il caso. Attualmente il capitano della nave è agli arresti.
Il disastro ambientale causato dalla marea nera aggrava la crisi economica legata alla pandemia di coronavirus. Il turismo, perno dell’economia mauriziana, è fermo dallo scorso marzo. Per la prima volta, si prevede per il mese di dicembre un tasso di disoccupazione del 7% e 100.000 cittadini attivi senza lavoro. Per l’economia locale, è una situazione mai vista. La catastrofe ecologica rischia di tenere a distanza i turisti da una destinazione balneare ormai inquinata. Il danno all’immagine è irreversibile, anche se non tutte le coste sono state colpite.
La petroliera MV Wakashio si era spezzata in due, nelle acque della Punta d’Esny, a sudest dall’isola di Mauritius lo scorso 15 agosto dopo essersi incagliata a fine luglio sulla barriera corallina con a bordo quattro tonnellate di idrocarburi. [Redazione InfoAfrica]