di: Valentina Milani | 26 Marzo 2025
Il governo del Madagascar ha reso noti, per la prima volta dopo anni, alcuni dati ufficiali sulla sua filiera della vaniglia, una delle più strategiche per l’economia nazionale. Secondo quanto comunicato durante l’ultimo Consiglio dei ministri, si stima che attualmente vi siano 2.000 tonnellate di scorte invendute, di cui metà stoccate all’estero, a fronte di una domanda mondiale che nel 2024 si è attestata intorno alle 3.000 tonnellate.
Come sottolinea Radio France Internationale (Rfi), l’offerta per la campagna in corso si preannuncia dunque largamente superiore alla domanda, con un effetto diretto sul crollo dei prezzi. Il valore della vaniglia lavorata potrebbe scendere fino a 20 dollari al chilo, una cifra lontanissima dai 700 dollari toccati nel 2018.
Per far fronte a queste fluttuazioni, le autorità malgasce hanno annunciato nuove misure di regolamentazione. Da anni il governo promette una riforma strutturale della filiera, ma la lista degli esportatori autorizzati per la nuova campagna risulta ancora “in corso di verifica”. Tale lista dovrebbe escludere gli operatori che, in passato, hanno violato le regole stabilite. La tensione tra gli attori del settore è altissima.
“La professionalizzazione della filiera richiederà un’assunzione di responsabilità da parte di tutti gli attori coinvolti per garantirne la sostenibilità”, ha dichiarato il ministro dell’Industria e del Commercio David Ralambofiringa, in visita negli Stati Uniti per incontri nell’ambito dell’accordo Agoa. Pur non essendo formalmente in agenda, il tema della vaniglia è stato discusso con i rappresentanti statunitensi, principali acquirenti globali dell’epice.
Tra le proposte in discussione vi è anche l’introduzione di un prezzo più equo da riconoscere ai coltivatori. Il Sustainable Vanilla Initiative (Svi), che riunisce i principali acquirenti internazionali, ha già sollecitato un meccanismo che garantisca un reddito dignitoso ai produttori locali. Nel 2019, un prezzo minimo di 50.000 ariary al chilo per la vaniglia verde era stato stabilito in modo condiviso. Oggi, nelle aree rurali, i prezzi offerti ai contadini si aggirano invece sui 3.000 ariary, meno di 1 dollaro.
“Pagare 3.000 ariary è indecente”, ha affermato Georges Geeraerts, presidente del Groupement des exportateurs de vanille de Madagascar citato da Rfi. “È meno di quanto si paga per le pomodori, mentre la vaniglia richiede anni di cura, ampi spazi e manodopera intensiva. Per il futuro della filiera, è essenziale rivedere al rialzo questo prezzo minimo.”
Nel frattempo, il governo punta anche a rassicurare i mercati sulla qualità e tracciabilità del prodotto, dopo che in passato erano state rilevate tracce di contaminanti, come nicotina o oli minerali, in alcuni lotti. Una strategia di promozione si sta orientando verso nuovi mercati, tra cui Asia e Medio Oriente, considerati cruciali per diversificare la domanda.
A fine aprile si terrà a New York un simposio internazionale sulla vaniglia – il primo da quattro anni – in cui sarà presentato un bilancio globale del settore e della produzione in serra. Nessun rappresentante malgascio è stato invitato. Nonostante le turbolenze, il Madagascar resta il primo produttore mondiale di vaniglia.
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