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La minaccia crescente della disinformazione, un pericolo per giovani e stabilità

di: Massimo Zaurrini | 16 Luglio 2024

Il continente africano è al centro di un’ondata senza precedenti di disinformazione, una minaccia che mina la stabilità e la prosperità delle sue società. Secondo un recente rapporto dell’Africa Center for Strategic Studies, negli ultimi anni, il numero di campagne di disinformazione documentate è quasi quadruplicato, passando dalle 47 registrate nel 2022 alle 189 del 2023. Questa cifra, impressionante di per sé, è sicuramente una sottostima a causa della natura opaca e sfuggente di queste operazioni.

La disinformazione è strettamente legata all’instabilità. Queste campagne hanno alimentato violenze letali, promosso colpi di stato militari, ridotto al silenzio membri della società civile e mascherato corruzione e sfruttamento. Gli effetti reali di questo fenomeno sono devastanti (diritti, libertà e sicurezza sono in grave pericolo) e il loro grado di raffinazione e di utilizzo è destinato a crescere in maniera esponenziale di anno in anno. Anche grazie all’introduzione di intelligenza artificiale e tecniche di elaborazione del linguaggio naturale (Nlp).

In un continente dove la maggioranza della popolazione è composta da giovani, il rischio è ancora più grave. Questi giovani, spesso disillusi dai loro decisori politici, sempre meno legati alle culture tradizionali e confusi dai resti di una globalizzazione in declino, si rivolgono ai social media come principale fonte di informazione. La disinformazione sfrutta la loro rabbia e il loro disorientamento, alimentando conflitti e instabilità.

Negli ultimi sette anni, 300 milioni di africani si sono affacciati sui social media, portando il totale degli utenti attivi a oltre 400 milioni e quello degli utenti di internet a 600 milioni. In Paesi come Nigeria e Kenya, il consumo di notizie attraverso i social media è tra i più alti al mondo, con i cittadini che esprimono forte preoccupazione per la diffusione di informazioni false e fuorvianti.

Le campagne di disinformazione non risparmiano nessuna regione del continente, anche se Africa occidentale (72 campagne intercettate) e Africa orientale (33) sembrano quelle maggiormente interessate. Nel 2023, su 39 Paesi africani colpiti, 20 sono stati bersaglio di tre o più campagne, un aumento significativo rispetto ai sette Paesi del 2022. I Paesi in conflitto sono i più colpiti, con una media di cinque campagne per Paese, a dimostrazione del legame tra disinformazione e instabilità.

Secondo lo studio dell’African Center for Strategic Studies, dietro queste campagne si trovano una pluralità di soggetti: attori internazionali, gruppi militanti islamisti, attori militari locali, attori politici locali e altri soggetti non meglio identificati. 

Tuttavia è da evidenziare che quasi il 60% delle campagne di disinformazione in Africa è sponsorizzato da Stati stranieri, con Russia, Cina, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita e Qatar come principali attori. Tra questi, la Russia è il principale promotore, responsabile di 80 campagne documentate che hanno colpito più di 22 Paesi. L’obiettivo è chiaro: minare la democrazia e sostenere attori autoritari, come dimostrato dal numero maggiore di campagne nei Paesi senza limiti presidenziali.

Le elezioni africane sono momenti cruciali per la disinformazione. Gruppi privati, come il team israeliano Team Jorge, hanno interferito in oltre 20 elezioni africane dal 2015. Anche gli attori domestici hanno integrato la disinformazione nei loro piani politici, come dimostrato dalle elezioni in Kenya nel 2022 e in Nigeria nel 2023.

Ad aggravare il quadro il fatto che la diffusione di disinformazione coincide con un declino della libertà di stampa, una barriera fondamentale contro le falsità.

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