di: Redazione | 8 Aprile 2025
“Se vogliamo arrivare al traguardo delle emissioni zero entro la metà del secolo in corso, abbiamo bisogno di diverse leve. La principale è rappresentata dai carburanti sostenibili per l’aviazione”. Ne è convinto Megersa Abera Abate, economista senior della Banca Mondiale specializzato nel settore dei trasporti. Intervenendo alla conferenza Inaet in corso a Nairobi, Abate ha illustrato i risultati di analisi e studi sul potenziale del settore, sottolineando che l’aviazione “è destinata a raddoppiare nei prossimi 25 anni, e se non facciamo nulla, a loro volta anche le emissioni del settore raddoppieranno”.
Se si guarda all’attuale uso di energia nel settore, secondo Abate, il 98-99% proviene da fonti fossili. “Per arrivare a zero emissioni nette, circa il 58% delle emissioni deve provenire dalla diffusione e dall’uso di carburanti sostenibili per l’aviazione. Abbiamo anche bisogno di aerei migliori e più avanzati e di migliorare le operazioni sia a terra che nei sistemi di gestione del traffico aereo”. La strategia prospettata dall’analista verso l’obiettivo “zero emissioni” include inoltre “maggiori riduzioni delle emissioni e anche compensazioni”.
Per quanto riguarda il ruolo dei Paesi africani, Abate assicura, che “Etiopia, Kenya, Angola, Sudafrica, Nigeria, Ghana ed Egitto sono pronti a diventare attori significativi nella catena del valore” dei biocarburanti.
Al momento, stando ai dati dello studioso, “gli attuali impianti di produzione di carburante sostenibile per l’aviazione a livello globale si trovano per la maggior parte in Paesi dell’Ocse”. Solo l’impianto Sasol Saf, in Sudafrica, compete realmente con quelli dei Paesi più sviluppati.
Anche per quanto riguarda la distribuzione dei trasporti e la logistica, “l’Africa è molto indietro, tranne in alcuni posti come Mombasa in Kenya e in alcuni Paesi dell’Africa settentrionale e in Sudafrica, dove ci sono sistemi di oleodotti che rendono molto sostenibile e fattibile la consegna del carburante”.
Attualmente, un nuovo studio della Banca mondiale sta valutando la possibilità di riutilizzare la raffineria di Mombasa per l’autoproduzione. “In generale – conclude Abate – l’Africa rimane un attore marginale nell’industria della raffinazione. L’Iata ha pubblicato un rapporto un paio di mesi fa. Entro la metà del secolo l’Africa rappresenterà solo circa il 4% della capacità di raffinazione globale”.
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