di: Ernesto Sii | 9 Aprile 2025
Con il keynote di Francesco La Camera, Direttore Generale dell’International Renewable Energy Agency (Irena), si è aperta la seconda giornata della conferenza Inaet 2025 a Nairobi. Il suo intervento ha inaugurato il panel “Making finance serve a sustainable transition”, centrando i temi che attraversano la rete Inaet: giustizia climatica, equità nell’accesso ai finanziamenti, ruolo dei partenariati pubblico-privato e protagonismo africano nella transizione energetica.
La Camera ha aperto ricordando che il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato, segnato da alluvioni, incendi e siccità devastanti. “La crisi climatica non è più una minaccia futura – ha detto – è una realtà che colpisce oggi. Ed è una realtà che esige una risposta immediata, trasformativa e giusta”.
A dieci anni dall’Accordo di Parigi, l’adozione delle rinnovabili è cresciuta, ma non abbastanza per restare sulla traiettoria di 1,5°C. Gli impegni presi alla Cop28 – triplicare la capacità globale di energia rinnovabile entro il 2030 e raddoppiare l’efficienza energetica – sono chiari, ma serve un’accelerazione senza precedenti. Secondo Irena, per restare nei limiti climatici, la capacità rinnovabile globale deve crescere del 16,6% all’anno fino al 2040. “O acceleriamo ora, o sarà troppo tardi”, ha affermato La Camera.
Tre le leve strategiche indicate da Irena per guidare la transizione: espansione e modernizzazione delle infrastrutture, a partire dalle reti elettriche; riforma dei quadri normativi per attrarre investimenti e innovare; rafforzamento delle capacità istituzionali e delle competenze locali.
Ma al centro del discorso c’è stato soprattutto il tema del divario finanziario e tecnologico che penalizza l’Africa. “Nel 2024, il 64% della nuova capacità rinnovabile è stata installata in Cina. Il G7 e il G20, insieme, hanno totalizzato meno del 25% della crescita globale. L’Africa è rimasta ai margini. Non possiamo più accettarlo” ha detto ancora La Camera.
A questo squilibrio ha fatto eco un forte richiamo politico: la Dichiarazione di Nairobi sul Clima, adottata dai leader africani nel 2023, chiede un aumento di cinque volte della capacità globale di rinnovabili entro il 2030. “È una visione africana, ambiziosa, coerente con le priorità del continente. E noi di Irena la sosteniamo pienamente”.
Per tradurre quella visione in progetti concreti, Irena ha lanciato diverse iniziative specifiche per l’Africa. Al centro c’è la Accelerated Partnership for Renewables in Africa (Apra), promossa insieme al presidente keniano William Ruto. La piattaforma si articola su tre assi: mobilitare finanza, fornire assistenza tecnica e costruire capacità locali. Oggi ne fanno parte nove Paesi africani, tra cui Kenya, Ghana, Mozambico e Gibuti.
Nel 2024, Apra ha organizzato a Nairobi il suo primo Investment Forum, dove sono stati presentati 25 progetti per un valore aggregato di 2,7 miliardi di dollari. “Ora dobbiamo trovare i fondi”, ha detto La Camera, annunciando che il secondo forum si terrà entro fine anno in Sierra Leone.
Per facilitare l’accesso al capitale, Irena ha attivato anche piattaforme come la Transition Accelerated Financing Platform e la Common Investment Platform, che riuniscono oltre 400 partner e una pipeline di più di 100 progetti, con l’obiettivo di sbloccare miliardi di dollari a favore della transizione nei Paesi emergenti.
Accanto al supporto tecnico e finanziario, La Camera ha sottolineato anche il ruolo crescente delle utility e del settore privato. Ha ricordato iniziative come la Utilities for Net Zero Alliance (Unza) – che riunisce 45 compagnie elettriche globali – e la Alliance for Industry Decarbonisation, creata per sostenere la transizione delle industrie pesanti.
Ma il messaggio finale è stato tutto politico: “Le rinnovabili non sono solo una priorità climatica per l’Africa. Sono una via per trasformare le sue economie, creare lavoro, rafforzare la resilienza e garantire giustizia. Non possiamo costruire la transizione globale senza l’Africa, né possiamo permettere che l’Africa sia lasciata indietro nella transizione”.
La seconda giornata della conferenza Inaet si è dunque aperta con un appello chiaro: servono regole nuove, strumenti agili e una mobilitazione collettiva per rendere il sistema finanziario finalmente funzionale a una transizione sostenibile, equa e africana.
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