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Inaet 2025 si chiude, a Nairobi un confronto aperto sulla transizione

di: Ernesto Sii | 10 Aprile 2025

“Questa non è la fine, ma l’inizio di una nuova fase”. Con queste parole, pronunciate da Marco Piredda, responsabile degli Affari Internazionali e del Business Support di Eni, si è chiusa ufficialmente la seconda conferenza annuale di dell’International Network on African Energy Transition (Inaet), tenutasi per la prima volta nel continente africano, a Nairobi, il 9 e 10 aprile. Una dichiarazione che ha sintetizzato lo spirito di un evento che in due intense giornate ha raccolto oltre 60 relatori e centinaia di partecipanti da governi, istituzioni multilaterali, imprese e società civile, provenienti da tutta l’Africa e oltre.

Nel suo intervento conclusivo, Piredda ha descritto Inaet come uno spazio aperto e plurale, dove si possono mettere alla prova idee, confrontare esperienze e costruire ponti tra attori diversi. “Non esiste una sola transizione energetica – ha detto – ma molteplici transizioni, ciascuna con le sue sfide. Questo network è il luogo per riconoscerle tutte e cercare soluzioni comuni”. Lo stesso ha poi sottolineato che, in un contesto globale segnato da tensioni e incertezze, Inaet rappresenta un esempio concreto di cooperazione multilivello e dialogo strutturato su temi che richiedono visione di lungo periodo, ma anche azioni immediate: finanza, regolazione, formazione, innovazione, equità.

Piredda ha ringraziato i governi africani presenti – in particolare Kenya, Sierra Leone e Tanzania – così come le agenzie delle Nazioni Unite (Fao, UN-Habitat, UN Women), le istituzioni europee e africane, le organizzazioni multilaterali (Irena, Clean Cooking Alliance), e gli sponsor e partner come Ifc, Luiss School of Government, Bayer, Wts Energy e Alpha Group. Ha infine annunciato che la prossima edizione di Inaet si terrà ancora in Africa, possibilmente in Africa occidentale, per rafforzare la dimensione panafricana del progetto.

Intervenendo in chiusura, Sam Nganga, Regional Industry Manager della International Finance Corporation, ha ribadito l’impegno dell’Ifc per una transizione che sia al tempo stesso climatica ed economica. “Per noi – ha detto – una just transition significa raggiungere gli obiettivi climatici senza sacrificare quelli di sviluppo. In Africa, significa creare lavoro, stimolare l’imprenditorialità e garantire accesso universale all’energia”.

Nganga ha ricordato che questa è stata la prima conferenza Inaet ospitata in Africa, un segnale forte che testimonia la volontà di spostare il baricentro del dibattito sulla transizione nel continente che più di ogni altro ha da guadagnare – o da perdere – nel passaggio a un nuovo paradigma energetico. Nganga ha elogiato la qualità dei panel e la varietà dei temi trattati, evidenziando in particolare quelli dedicati alla finanza climatica, alla formazione professionale (Tvet), alla leadership femminile e al ruolo del digitale nella trasformazione energetica.

In particolare, ha citato il panel sulle donne nella transizione come “uno dei momenti più ispiratori della conferenza”, sottolineando che l’inclusione di genere non è solo una questione di equità, ma di efficienza e impatto. Ha concluso affermando: “Siamo impegnati in questo processo per il lungo periodo. Speriamo, alla prossima edizione, di poter presentare risultati concreti”.

La due giorni di Inaet ha offerto un’agenda ricchissima e coerente, che ha toccato tutti i nodi strutturali della transizione energetica africana: dalla necessità di mobilitare capitali pubblici e privati in modo più efficiente e inclusivo, all’urgenza di infrastrutture resilienti e integrate, passando per la sfida cruciale della formazione di milioni di giovani africani in grado di partecipare, con competenze aggiornate, a un mercato del lavoro in profonda trasformazione.

La questione della giustizia energetica ha attraversato trasversalmente quasi tutti i panel: come garantire che i benefici della transizione non siano concentrati, ma distribuiti? Come assicurare che i territori ricchi di risorse minerarie strategiche non siano di nuovo saccheggiati senza ritorni locali? Come disegnare meccanismi di governance e regolazione che includano le comunità, le donne, i giovani?

“Inaet ha dimostrato di poter essere non solo una piattaforma di dialogo, ma anche un catalizzatore di soluzioni” ha detto Domenico Lombardi, Direttore della Luiss School of Government. Dai progetti concreti presentati nei panel su clean cooking, accesso alle rinnovabili, energie decentralizzate, ai programmi di capacity building e finanza mista illustrati da attori pubblici e privati,  è emerso chiaramente che le idee e le competenze ci sono. “Ora serve continuità, coraggio politico e collaborazione strutturata” ha aggiunto Lombardi.

Con un impegno condiviso a portare in scala ciò che funziona, a dare voce ai territori, e a costruire ponti tra finanza, tecnologia e inclusione sociale, Inaet chiude questa edizione rilanciando una sfida ambiziosa: fare dell’Africa il motore di una transizione energetica globale che sia veramente giusta, trasformativa e a misura di futuro.

© Riproduzione riservata

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