di: Redazione | 4 Ottobre 2013
SUDAN – Una posizione geografica cerniera tra l’Africa e il mondo arabo, ingenti risorse minerarie, un forte potenziale agricolo, zoologico e idraulico, e ancora, una nuova legge che agevola e rende attrattivi gli investimenti stranieri: sono questi, secondo il ministro degli Investimenti Mustafa Osman Ismael, i punti a favore del Sudan, che spera in questi giorni di attirare imprenditori e capitali italiani a favore dello sviluppo di questo paese africano, da poco uscito dalla guerra con la quale la parte meridionale ha conquistato l’indipendenza.
Esprimendosi davanti a una platea di centinaia di partecipanti durante l’incontro “Sudan, a trading bridge to Africa and the Arab world” organizzato il 3 ottobre a Roma dalla Confindustria/Assafrica e Mediterraneo, dall’Ambasciata del Sudan e dall’ambasciata italiana a Khartoum, Ismael ha lanciato un appello all’Italia, affinché “torni presto con le sue grandi aziende, quelle del petrolio, ma anche aziende come la Fiat”.
Italia e Sudan hanno già relazioni commerciali – l’Italia esporta macchinari agrari, know how e tecnologia, il Sudan esporta sesamo, fave, verdure, cotone – ma dopo la separazione dal Sudan del Sud, il Nord ha risentito di un calo generale dell’interesse straniero.
“Abbiamo avviato una riforma per incoraggiare il ritorno degli investimenti e così, nel 2013, abbiamo adottato una nuova legge che protegge chiunque venga a fare affari da noi, non solo con noi, ma a partire dal Sudan verso altre aree geografiche” ha precisato il ministro Ismael.
Il testo, ha spiegato il ministro, protegge il capitale investito e lascia libero l’imprenditore di impegnare la quantità che desidera, nella divisa che desidera, e di potersene andare in qualsiasi momento salvaguardando il capitale. Al fine di assicurare la massima protezione, sono stati istituiti tribunali speciali ai quali gli investitori possono rivolgersi in caso di controversia. Gli investimenti sono esenti da Iva e le procedure sono agevolate e velocizzate grazie alla creazione di un ente, il Consiglio supremo per l’investimento, che fornisce informazioni anche attraverso Internet.
“Abbiamo bisogno di raffinerie sul Mar Rosso, abbiamo un milione di chilometri quadrati di superficie agricola, abbiamo una grande ricchezza zoologica, perché non tornate con le vostre aziende dell’industria del pellame, della calzatura, e sfruttate le nostre risorse?” ha chiesto agli italiani presenti il ministro degli Investimenti.
I principali partner commerciali del Sudan sono attualmente la Cina e l’India, mentre stanno tornando investimenti dall’Arabia Saudita, dal Qatar, dalla Russia, dal Brasile, dal Giappone, dal Sud-Sudan, dall’Europa. Il 28 ottobre i sudanesi avranno una conferenza di affari con i tedeschi.
A incentivare ulteriormente gli investitori verso il Sudan, ha concluso Ismael, sarà poi la creazione di zone franche, libere da tasse e dazi doganali. “Vogliamo una zona franca sul Mar Rosso, una al confine con l’Eritrea, un’altra ancora al confine con l’Egitto, e saranno aree che permetteranno alle imprese italiane di commerciare laddove vogliono”. [CC]