di: Valentina Milani | 2 Gennaio 2025
È previsto un aumento delle importazioni di riso in Ghana per la campagna commerciale 2024/2025, con un incremento del 20% rispetto all’anno precedente. Secondo le stime del Dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti (Usda), le importazioni di riso lavorato dovrebbero raggiungere le 950.000 tonnellate, a causa di una produzione locale in calo. Il Ghana, che dipende per oltre il 45% dalle importazioni per soddisfare il proprio fabbisogno, dovrà infatti acquistare più riso sul mercato internazionale per far fronte alla diminuzione della produzione prevista per il 2024/2025.
Le cause principali di questa riduzione della produzione locale sono legate alla siccità che ha colpito il Paese tra luglio e agosto, specialmente nel nord. Questo fenomeno climatico ha portato a una diminuzione delle superfici coltivate, stimata in oltre il 16%, con una riduzione del 21% del raccolto di paddy, che si prevede scenda a 1 milione di tonnellate, e della produzione di riso lavorato, che dovrebbe diminuire a 750.000 tonnellate.
In risposta a questa situazione, il governo del Ghana ha deciso di vietare le esportazioni di riso dal 26 agosto scorso per garantire che la produzione locale sia disponibile per il mercato interno. Tuttavia, l’aumento delle importazioni è anche legato alla crescente domanda interna, alimentata dalla crescita demografica, dall’urbanizzazione e dall’espansione dei settori dell’ospitalità, della ristorazione e dei servizi di catering.
L’Usda prevede che il consumo nazionale di riso in Ghana raggiunga i 1,72 milioni di tonnellate nel 2024/2025, con un aumento di 20.000 tonnellate rispetto all’anno precedente. Il Paese continua a rifornirsi principalmente dal Vietnam, dall’India, dalla Cina e dalla Thailandia per soddisfare il proprio fabbisogno. Tuttavia, l’aumento delle importazioni potrebbe gravare ulteriormente sul bilancio delle importazioni alimentari del Ghana, che nel 2023 ha speso oltre 2,9 miliardi di cedi (circa 197,5 milioni di dollari) per l’acquisto di riso, rappresentando l’11% del totale delle importazioni alimentari del Paese.
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