di: Tommaso Meo | 14 Aprile 2025
Nel 1992, quando fu coniato il termine Nollywood, probabilmente in pochi avrebbero pensato che in Nigeria sarebbe nato un colosso dell’intrattenimento di proporzioni simili a Hollywood e e all’indiana Bollywood. Nollywood è invece oggi la seconda industria cinematografica al mondo e la terza in termini di rimesse generate, dopo quella americana e indiana.
In concomitanza con un miglioramento degli standard di qualità delle produzioni, questo successo sta suscitando interessi oltre i confini del Paese. Oltre che sul più grande mercato dell’Africa, Nollywood può ora contare su tecnici meglio formati, su strumenti più moderni e su un parco di attrici, attori, registi quanto mai ricco, preparato e motivato.
Quello però che fa più gola, anche in Italia, sono le storie africane e la voglia del continente di raccontare sé stesso in modo genuino, come è emerso durante “Visioni intrecciate: il dialogo culturale tra l’Italia e l’Africa attraverso il cinema”, una conferenza organizzata dall’Istituto per il Dialogo Italia-Africa (Idiaf) che si è tenuta a Roma all’Enciclopedia Treccani.
“La coproduzione si dovrà spostare necessariamente verso l’Africa” ha detto la direttrice di Rai Fiction Maria Pia Ammirati. “L’Africa è un continente emergente e le storie ora si trovano lì”. Una tendenza mostrata anche dai numeri: secondo Forbes Africa, Nollywood produce oltre 2.500 film all’anno e contribuisce al 2% del Pil nigeriano, mentre l’Italia si ferma a 250, con circa 50 milioni di euro di fatturato. Questa differenza è stata sottolineata anche dal produttore e sceneggiatore Pietro Valsecchi che ha sottolineato come le due industrie non siano al momento minimamente paragonabili. Valsecchi si è poi detto interessato a recarsi in visita agli studios di Nollywood per conoscere meglio i metodi locali e ha promesso di produrre un film in Nigeria nel prossimo futuro.
Proposta a cui ha subito risposto con entusiasmo Ali Nuhu, attore, regista e direttore generale della Nigerian Film Corporation, ospite dell’evento. “Siamo pronti a collaborare. Vogliamo realizzare coproduzioni, scambiare valori culturali, conoscerci meglio, avere l’opportunità di esplorare la produzione cinematografica in Italia, e invitare i registi italiani a venire in Nigeria a girare i loro film” ha detto Nuhu. “Pensiamo che possa essere estremamente vantaggioso per entrambe le parti”.

Ali Nuhu ha poi spiegato che il governo e l’agenzia che dirige stanno cercando di implementare politiche per sostenere la crescita di Nollywood, come crediti d’imposta, accordi di coproduzione e trattati di collaborazione. Ha aggiunto che sono già in corso collaborazioni con Paesi come la Francia e la Germania, e che l’intenzione è di estendere tali iniziative ad altre nazioni interessate.
Si è detta d’accordo con questi propositi anche Lorenza Lei, che è responsabile della struttura autonoma per il cinema e l’audiovisivo della Regione Lazio. “Occorre fare di un’opportunità di sviluppo culturale un’occasione di sviluppo economico” ha dichiarato. In Italia, uno spazio per le collaborazioni con l’Africa è gestito dall’Apulia Film Commission che, tramite l’Apulia Film Forum, facilita incontri e partnership tra produttori e operatori del settore audiovisivo, inclusi quelli provenienti dall’area del Bacino del Mediterraneo, che comprende diverse nazioni africane. “Il futuro non può non guardare all’Africa perché i numeri sono impressionanti” ha detto Antonio Parente, direttore dell’Apulia Film Commission.
Accanto alle coproduzioni, il contributo italiano può inoltre includere la formazione e le piattaforme di distribuzione. “La maggior parte dei nostri film viene consumata all’interno del Paese, ma vogliamo che abbiano una rappresentazione globale, ovunque”, ha confermato Nuhu.
Il prossimo passo sarà quello istituzionale a cui dovranno seguire necessariamente degli stanziamenti economici per questa promettente cooperazione cinematografica, magari all’interno del Piano Mattei per l’Africa. Intanto, a conclusione dell’incontro, l’ambasciatrice Vincenza Lomonaco, presidente del Comitato scientifico di Idiaf, ha promesso la firma di un memorandum di intesa tra le realtà intervenute a Roma affinché questa idea di collaborazione diventi realtà.
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