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Anche i numeri contano

di: Gianfranco Belgrano | 2 Settembre 2024

Le tendenze, i ritmi di crescita o decrescita, le prospettive. Su questo solitamente si concentra l’attenzione delle imprese, soprattutto nella seconda parte dell’anno. Lo facciamo anche noi provando a indovinare quanto accadrà o potrebbe accadere su varie distanze temporali. Certo, l’insidia sta sempre dietro l’angolo, come dimostrano gli eventi degli ultimi anni: pandemia e guerre tra sistemi. Faccio questa premessa perché in questa calda estate l’attenzione è stata attratta a un certo punto da un approfondimento che il Sole 24 Ore ha dedicato ai Brics ovvero ai mercati dei Paesi emergenti o del Sud globale. Nell’articolo – sintetizzo – si pone una domanda fondamentale: sono meglio, per gli investimenti, gli Stati del G7 o le nove nazioni che compongono adesso il Brics? Associazione per anni composta da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica (da qui la sigla Brics), più di recente al Brics hanno aderito altri due Paesi africani, cioè Egitto ed Etiopia, gli Emirati Arabi Uniti e l’Iran. Passi indietro hanno fatto Argentina e Arabia Saudita, in un primo tempo candidati a fare parte di questa organizzazione.

Nell’articolo del Sole si confrontano i numeri. Da una parte c’è il G7, che vale il 43% del prodotto interno lordo globale e conta 770 milioni di persone; dall’altra parte c’è il blocco dei Brics, che vale il 33% del pil mondiale e conta circa 3,7 miliardi di abitanti. A questo occorre aggiungere l’ingrediente di cui abbiamo parlato all’inizio ovvero “il trend”. Quello del G7 è un trend in decrescita sia in termini di peso sul pil globale sia in termini di fattore demografico; al contrario, quella del Brics è una tendenza in crescita su entrambi i fronti.

Di questo contesto occorrerà tener conto nell’elaborazione di qualunque previsione e di qualsivoglia strategia aziendale. E se spostiamo il ragionamento all’Africa nel suo insieme, questi numeri acquisiscono ancor più valore. Lo abbiamo spesso scritto e ripetuto, ma numeri nuovi freschi escono con frequenza. Per esempio, citando alcune interessanti conclusioni del rapporto di McKinsey, Reimagining Economic Growth in Africa, almeno 345 aziende africane hanno un fatturato annuo pari o superiore a un miliardo di dollari; entro il 2040 l’Africa avrà trentuno città con più di cinque milioni di persone; entro il 2050 l’Africa avrà la più grande concentrazione di persone in età lavorativa (1,6 miliardi).

Conclusione: al netto di pandemie e conflitti più o meno prevedibili, i numeri – se corretti – difficilmente mentono e indicano chiaramente una strada.

 

Questo editoriale è apparso sul numero di agosto-settembre 2024 di Africa e Affari, disponibile per l’acquisto qui in formato cartaceo e qui in formato digitale.

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