di: Andrea Spinelli Barrile | 4 Dicembre 2024
L’Africa “continua a commerciare come duecento anni fa”, attraverso la vendita delle sue materie prime grezze e partecipa per meno del 2% all’industrializzazione globale. Lo ha detto a infoMundi Chakib Alj, presidente della Confederazione generale delle imprese marocchine (Cgem), citando un recente studio congiunto condotto dalla Banca africana di sviluppo (Afdb) e dalla Cgem: presentato durante il Forum delle piccole e medie imprese tenutosi il 3 dicembre a Rabat, Marocco, evento che ha anticipato l’apertura dell’Africa investment forum di quest’anno, “questo studio dimostra che il commercio tra i paesi africani rappresenta meno del 15%” del commercio africano: “Se prendiamo il commercio con i paesi asiatici, siamo più del 58%”, ha detto Alj, evidenziando l’urgenza per i paesi africani di “lavorare assieme” per colmare questo gap.
Alj ha sottolineato i progressi compiuti dal Marocco negli ultimi 25 anni, nei quali il Paese si è posizionato come modello e polo strategico per guidare la cooperazione industriale regionale: “L’Africa deve passare dall’essere uno spettatore a diventare un attore importante del suo destino”.
Secondo Alj “bisogna cominciare a osare” e aumentare il volume delle vendite nel continente: “Lo Zlecaf è un mezzo importante ed è necessario ma deve essere reso operativo. Ne parliamo da molto tempo e non abbiamo ancora visto la sua concreta operatività sul campo”.
Il presidente della Confindustria marocchina ha detto che lo studio Afdb-Cgem vuole stimolare le imprese a mobilitarsi in tal senso: “È importante sviluppare e avere regole comuni, vedere quali sono le complementarietà e implementarle. Ricevere finanziamenti, formazione, queste sono le necessità comuni, formare il capitale umano per soddisfare le esigenze” interne all’Africa, elementi che costituiscono secondo Alj l’architrave per lo sviluppo del commercio intra-africano. A cui si aggiunge un importante dato demografico: “C’è uno slancio che dobbiamo sfruttare” ha detto a infoMundi Alj, “e i giovani africani hanno un potenziale enorme e sono connessi e istruiti”. Una condizione perfetta, secondo lui, per “fare qualcosa di concreto e iniziare a industrializzare l’Africa”.
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