di: Redazione | 13 Luglio 2015
Sono più di 3000 le persone che dal 9 all’11 luglio hanno partecipato alla Prima Edizione del RomAfrica Film Festival, il Festival del cinema africano tenutosi a Villa Borghese, a Roma.
La gente ha affollato le proiezioni serali nell’arena all’aperto – riempiendo anche il grande prato di fronte allo schermo in occasione della proiezione di L’Atleta (film sulla vita del leggendario maratoneta etiope Abebe Bikila) e di Timbuktù – ma anche le sale della Casa del Cinema nelle varie proiezioni pomeridiane di film, documentari, corti e videoclip.
“E’ stato un successo che è andato al di là anche delle nostre più rosee aspettative e che ci spinge a lavorare sin da subito per una prossima edizione ancora più ricca” ha detto Cleophas Adrien Diom, presidente del Raff, e organizzatore di Ottobre Africano.
E se la grande partecipazione di pubblico era in qualche modo attesa per proiezioni come Timbuktù o l’etiope Difret, passati anche nelle sale italiane seppur per poco tempo, gli organizzatori si sono mostrati sorpresi nel vedere le sale stracolme per proiezioni più complesse come le due ore di Video Arte (che raccoglieva i lavori di 14 artisti di altrettanti paesi dell’Africa sub-sahariana) o il documentario Maasai (60 minuti in lingua samburu senza traduzione o sottotitoli per raccontare le tradizioni più profonde di una comunità spesso collegate al turismo e al folklore) che ha incollato alle poltrone una Sala Deluxe piena oltre ogni immaginazione.
Un successo altrettanto inatteso anche per Dignity, il documentario su un gruppo di ragazze in un centro di recupero del Mozambico, che ha riempito in orario pomeridiano le due sale interne della Casa del Cinema, costringendo gli addetti a sospendere l’ingresso e lasciare fuori una parte del pubblico.
Tra le sorprese del Festival da segnalare anche il grande apprezzamento che il pubblico ha espresso per alcune proiezioni mai viste prima in Italia: il bellissimo film guineano Morbayassa (che, girato tra Dakar e Parigi, racconta la storia di una madre alla ricerca di una figlia abbandonata da giovane e il rapporto conflittuale tra Africa e Occidente), il marocchino Fievres (potente dramma generazionale e di integrazione) che ha vinto il Fespaco di quest’anno e il delizioso corto del Burkina Faso, Twaaga, una chicca di 30 minuti che ha lasciato tutti senza parole aprendo la proiezione serale in Arena della prima giornata.
“Il successo di pubblico e la grande partecipazione, anche emotiva, registrata tra i presenti è la dimostrazione più evidente che le persone hanno voglia di vedere, capire e conoscere cose diverse. Hanno capito che l’Africa non è poi così lontana e hanno voglia di comprenderla, di capirla e di conoscerla oltre i soliti stereotipi che la accompagnano sui media” ha commentato Massimo Zaurrini, Direttore Responsabile di InfoAfrica/Africa e Affari editi da Internationalia SRL, uno dei quattro organizzatori del Festival insieme alla società specializzata in eventi cinematografici Itale20 e NED, la rete per la Diplomazia economica a sostegno dell’internazionalizzazione.
“C’è molta curiosità e voglia di Africa”
“Alle oltre 20 ore di proiezioni distribuite su tre giorni hanno partecipato attori e registi, giovani e meno giovani, imprenditori, alti dirigenti del Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale e rappresentanti delle Istituzioni locali. A dimostrazione dell’interesse trasversale che l’Africa suscita” ha detto Domenico Petrolo, direttore generale del Festivale presidente di NED.
Il Festival, che ha avuto come sponsor d’eccezione Ethiopian Airlines in quanto principale vettore del continente e dimostrazione pratica di quel “Nuovo spirito dell’Africa” a cui fa riferimento anche nel suo logo, ha avuto anche il sostegno di Assafrica (l’Associazione di Confindustria che riunisce le aziende italiane che operano o intendono operare in Africa), nonché il patrocinio di Istituzioni locali e nazionali.
“Abbiamo raccontato, attraverso uno strumento come quello del Cinema e i lavori di artisti africani, l’Africa quasi sconosciuta in Italia. Quella che sta crescendo da un punto di vista economico, da un punto di vista demografico e da un punto di vista culturale. Sette delle dieci economie del pianeta a crescita più rapida sono in Africa. Non è un caso se sulla nostra rivista mensile Africa e Affari definiamo l’Africa il Continente del Futuro” dice Gianfranco Belgrano, Amministratore di Internationalia, coorganizzatore della manifestazione cinematografica.
Importante il sostegno che il festival ha avuto anche dal gruppo degli Ambasciatori africani a Roma. Intervenendo durante i ringraziamenti di chiusura del Festival l’Ambasciatore dell’Uganda, la signora Grace Akello, ha evidenziato l’importanza di una manifestazione come quella appena conclusa per favorire la conoscenza dell’Africa tra gli italiani oltre il limitato quadro fornito dai media e ha poi commosso tutti facendo un riferimento alla cronaca inatteso.
“Voglio ringraziare tutti voi e più in generale la popolazione e il governo italiano per il modo in cui state accogliendo le persone che disperate che approdano sulle vostre coste in cerca di un futuro migliore in Europa. Sono state in altri posti e ho visto come vengono trattati e non posso che ringraziarvi. Sono circa due anni che lavoro come Ambasciatore in Italia e ho sempre percepito da parte del governo e della gente una grande volontà di collaborazione e molta simpatia nei confronti del nostro Paese e dell’Africa tutta. Grazie ancora” ha detto l’Ambasciatore Akello interrotta da un lungo e caloroso applauso.
La cronaca è tornata prepotentemente protagonista anche nell’apertura delle proiezioni, alle 15:00, dell’ultima giornata del Festival, quando sullo schermo sono state proiettate le riflessioni giovanili sulla new generation italiana-africana, nello specifico quella che rappresenta le proprie origini e la propria cultura in Italia. Amin Nour e i Black Italians hanno regalato al pubblico due corti freschi e ironici, Babylon Fast Food e geNEWration, e una rassegna musicale di Videoclip, definita Progetto 2G sulle tematiche di integrazione e accettazione degli africani/italiani dal nord al sud dell’Italia.
“In questi tre giorni abbiamo raccolto conferme e stimoli a sufficienza per cominciare, da subito, a lavorare alla prossima edizione che, se riusciremo a trovare i partner e il sostegno giusto, si preannuncia ancora più ricca e densa di soprese” ha concluso il Direttore Artistico del Festival, Antonio Flamini.
Insomma, per chiudere con le parole della ‘mascotte’ del Festival, un bambino di sei anni di nome Gabriel, “Viva l’Africa!”.