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Africa: Nj Ayuk (Aew), il continente ha bisogno di energia ora

di: Gianfranco Belgrano | 18 Ottobre 2024

“L’Africa ha bisogno di energia e ne ha bisogno ora”. Parte da questo presupposto Nj Ayuk, presidente esecutivo dell’African Energy Chamber (Aec), per sottolineare come il continente, pur puntando alla transizione energetica, abbia bisogno di tempi più lunghi per abbandonare gli idrocarburi. Attraverso l’Aec, l’associazione da lui stesso fondata nel 2018, in Sudafrica, e dal 2021 organizzatrice dell’African Energy Week – in programma dal 4 all’8 novembre a Città del Capo, in Sudafrica – Ayuk intende promuovere l’industrializzazione e l’elettrificazione del continente sfruttando in modo sostenibile le risorse naturali locali, inclusi gas e petrolio, come spiega in questa intervista ad Africa e Affari.

Come può l’Africa bilanciare le proprie esigenze interne di industrializzazione con le pressioni del mercato internazionale e le minacce climatiche?

“Il continente si trova ad affrontare pressioni significative, sia interne che esterne, per eliminare gradualmente i combustibili fossili in nome del cambiamento climatico. Il cambiamento climatico va preso sul serio, ma non possiamo privare il nostro continente dei benefici che petrolio e gas offrono. Il mondo deve riconoscere che la transizione energetica dell’Africa non si realizzerà nello stesso modo del resto del mondo. L’Africa ha bisogno di un approccio diverso, in cui il petrolio e il gas svolgano un ruolo centrale per alimentare lo sviluppo, l’accesso all’energia e l’industrializzazione. In secondo luogo, i Paesi africani devono mettere in atto strategie di sviluppo energetico a lungo termine. Questo significa avere percorsi chiari su come incrementare la produzione di energia, promuovere il contenuto locale e stimolare lo sviluppo delle infrastrutture. Servono una riforma della regolamentazione, il rafforzamento della fiscalità e una maggiore partecipazione del settore privato. Non possiamo affidarci alla comunità internazionale. L’Africa deve creare le proprie soluzioni per finanziare e promuovere lo sviluppo dei progetti. Questo è già stato fatto con istituzioni come l’Africa Energy Bank, creata dall’Organizzazione africana dei produttori di petrolio, e l’African Export-Import Bank, ma abbiamo bisogno di più: più finanziamenti, più tecnologia, più impegno da parte dei governi, del settore privato e delle comunità a investire nell’energia”.

L’Africa come può evitare di diventare un campo di battaglia politico, economico e militare nella lotta per il riallineamento delle strutture globali?

“L’Africa deve rimanere nel panorama energetico globale, ma dando priorità agli interessi dell’Africa stessa. Deve affermare un maggiore controllo sulle proprie risorse, rafforzare la cooperazione regionale e sviluppare i propri mercati e le proprie infrastrutture. Le sue risorse sono state a lungo esportate a beneficio delle economie straniere. Ora i Paesi stanno dando priorità al commercio intra-africano, all’utilizzo interno e all’aggiunta di valore. Questa deve rimanere la priorità. I governi e le istituzioni africane devono stabilire accordi chiari e reciprocamente vantaggiosi con i partner internazionali, assicurando che gli investimenti e la collaborazione siano in linea con gli obiettivi di sviluppo a lungo termine dell’Africa piuttosto che con gli interessi esterni. I Paesi devono creare quadri giuridici e normativi solidi per proteggere la propria sovranità e i propri interessi economici, attirando al contempo i capitali tanto necessari per i progetti energetici”.

E come si possono incentivare gli investimenti energetici?

“Dal punto di vista normativo, abbiamo assistito a una rapida riforma dei mercati energetici africani, sia emergenti che in fase di produzione. Dalle politiche orientate al mercato al miglioramento della fiscalità, fino a procedure di autorizzazione più trasparenti e strutturate, i Paesi stanno creando ambienti favorevoli ai capitali stranieri. Ciò è evidente in Nigeria, che ha firmato la legge sull’industria petrolifera nel 2021; in Angola, che ha istituito l’Agenzia nazionale per il petrolio, il gas e i biocarburanti nel 2019; nella Repubblica del Congo, che introdurrà un Piano regolatore del gas nel 2024, e in molti altri Paesi. Poi c’è una maggiore attenzione ai partenariati pubblico-privati e, al di là delle normative, si cerca anche di mettere in contatto le aziende con i progetti. Nel settore del petrolio e del gas, l’Africa prevede che nel corso del 2024 si svolgeranno fino a 11 gare di concessione di licenze, tutte in grado di offrire accesso diretto a opportunità di blocchi sia offshore che onshore. Il rafforzamento dell’impegno con le controparti regionali, i partner globali e gli investitori privati può anche far progredire i progetti, mentre le strutture di finanziamento innovative possono colmare le lacune di finanziamento e ridurre i rischi degli investimenti”.

La Settimana dell’Energia in Africa, l’African Energy Week, cosa si propone? E più in generale, quali sono i traguardi e le sfide per il settore energetico africano?

“L’African Energy Week (Aew) si svolge con il mandato di rendere la povertà energetica un fenomeno del passato entro il 2030. L’evento è la piattaforma principale a livello continentale per mettere in contatto investitori globali e sviluppatori di progetti con progetti africani. Coprendo l’intero settore energetico e la sua catena del valore, l’Aew mette in mostra le opportunità di investimento e affronta le sfide più urgenti che il mercato deve affrontare oggi. Favorisce il dialogo tra governi, aziende e istituzioni finanziarie, promuovendo partnership che guidano l’innovazione, il trasferimento di tecnologia e lo sviluppo delle infrastrutture.

Questo rientra perfettamente negli obiettivi dell’Africa di accelerare la crescita della produzione a breve termine, rafforzare le reti elettriche regionali, potenziare le capacità locali e stimolare lo sviluppo di nuove tecnologie come l’idrogeno verde. Tali obiettivi saranno il punto di partenza per gli obiettivi a medio e lungo termine del continente, che includono il rafforzamento dei mercati interni, un mix energetico più diversificato e un ruolo sempre più importante nelle catene energetiche globali. Ma il continente ha bisogno di ingenti finanziamenti e disponibilità di capitali e, contemporaneamente, dovrà affrontare i deficit infrastrutturali, dalle reti elettriche ai trasporti, le carenze di competenze e tecnologie e i rischi di investimento”.

Come pensa che si evolverà il panorama energetico africano nel prossimo decennio?

“Prevediamo una trasformazione a livello continentale, guidata dall’accelerazione dello sviluppo del petrolio e del gas. Sia i mercati maturi degli idrocarburi, come Angola, Nigeria, Algeria, Egitto e Repubblica del Congo, sia i produttori emergenti, come Namibia, Senegal, Mauritania e Mozambico, sono in grado di alimentare questa prossima era di sicurezza energetica e di crescita economica. Attraverso lo sviluppo di hub del petrolio e del gas, l’Africa può rafforzare il commercio intra-africano, ridurre i costi del carburante e migliorare la disponibilità di energia. Allo stesso tempo, prevediamo un mix energetico più diversificato, in cui combustibili come l’idrogeno verde, il gas naturale e le fonti rinnovabili svolgono un ruolo catalizzatore nel migliorare l’accesso all’energia e l’industrializzazione. Vediamo che il panorama energetico africano si evolve grazie alla tecnologia e alle soluzioni africane per lo sviluppo energetico. Prevediamo una transizione equa che sfrutti l’integrazione e la collaborazione per invertire la rotta delle risorse africane e sostenere gli investimenti”.

 

Il referente per l’Italia dell’Africa Energy Week è Giovanni Luchetti.

Per contattarlo: giovanni.luchetti@aecweek.com

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