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Africa-Italia: dall'economia alla cultura, quale ruolo per la Diaspora?

di: Redazione | 18 Maggio 2015

AFRICA – Riconoscere le diaspore come un “potente fattore per lo sviluppo”, andando oltre l’approccio umanitario e quello di sicurezza attraverso i quali viene finora osservato il fenomeno delle migrazioni.
A dirlo è stato il vice-ministro degli Affari esteri Lapo Pistelli, aprendo venerdì alla Farnesina il seminario “Italia-Africa: quale ruolo strategico per la diaspora?” dedicato al ruolo che la diaspora africana può avere nello scenario transnazionale europeo ed italiano.
Secondo il vice-ministro è infatti necessario riconoscere come sia cambiato il fenomeno delle migrazioni nel contesto contemporaneo di un mondo globalizzato, prendendo in considerazione gli aspetti economici e il contributo che le diaspore apportano al tessuto produttivo nazionale.
All’iniziativa tenuta al ministero degli Affari esteri è intervenuto anche il responsabile della Divisione sicurezza della Commissione dell’Unione Africana, Gebre Egziabher Mebrahtu Meles, che ha ricordato come l’organizzazione continentale abbia riconosciuto la diaspora come la “sesta regione del continente” evidenziando in questo modo l’importanza che essa ricopre sia dal punto di vista politico che da quello economico.
L’eurodeputata Cécile Kyenge nel suo intervento ha invece messo in luce l’importanza della questione della cittadinanza e della necessità di assegnare una nuova definizione a questo concetto che dev’essere adattato alle trasformazioni in corso: “Il mancato riconoscimento della cittadinanza rappresenta un freno allo sviluppo nei paesi di origine ma anche in quelli d’accoglienza”.
Organizzato dal ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale e dal Centro studi di politica internazionale (CeSPI), il seminario “Italia-Africa: quale ruolo strategico per la diaspora?” è proseguito con una serie di sessioni tematiche, dedicate rispettivamente a “Diaspora e dimensione politica”, “Diaspora e dimensione economica” e “Diaspora e dimensione socio-culturale”. Da tutte le sessioni è emersa da un lato la richiesta alle Istituzioni di considerare le associazioni della Diaspora come un’interlocutore su cui investire in questa nuova fase di avvicinamento dell’Italia all’Africa, dall’altro la richiesta alla Diaspora di dotarsi di un profilo unitario, meno frammentato e più facilmente riconoscibile, proprio per rendere più immediato il riconoscimento di interlocutore.
Per approfondire:

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