di: Valentina Milani | 11 Aprile 2025
Il settore dell’outsourcing in Africa, che oggi impiega 1,1 milioni di persone, è chiamato ad adattarsi rapidamente all’intelligenza artificiale (Ai) per evitare una drastica perdita occupazionale. Lo evidenzia un rapporto pubblicato a inizio aprile da Caribou Digital e Genesis Analytics in collaborazione con la Fondazione MasterCard. Lo studio, intitolato Preparing for Ai in the Bpo and Ites Sector in Africa, stima che oltre il 40% delle attività attualmente svolte dagli esseri umani nei settori dell’esternalizzazione dei processi aziendali (Bpo) e dei servizi basati sulle tecnologie informatiche (Ites) sia potenzialmente automatizzabile entro il 2030.
Nonostante questa minaccia, il settore outsourcing continua a crescere e potrebbe raggiungere un valore complessivo di 35 miliardi di dollari entro il 2028, con un tasso annuo medio del 14,2%. Il Sudafrica guida il mercato con 5,2 miliardi di dollari, seguito da Egitto (4,3 miliardi), Marocco (2,9 miliardi) e Tunisia (2,4 miliardi), mentre Paesi come Kenya, Rwanda, Ghana, Senegal, Nigeria e Uganda emergono come nuovi attori regionali.
Un’espansione del 10% della quota africana nel mercato globale potrebbe generare fino a 5 milioni di posti di lavoro diretti e 7 milioni indiretti. Tuttavia, secondo scenari più realistici, da qui al 2030 si prevede la creazione di circa 1,8 milioni di impieghi diretti aggiuntivi.
Secondo il rapporto, l’automazione colpirà in particolare i segmenti della finanza e contabilità (44%), dell’esperienza cliente (40%), dei servizi It (40%) e della gestione dati per l’Ai (35%). I lavoratori più esposti sono quelli con profili junior, le cui mansioni sono spesso ripetitive e transazionali: il 52% di queste è considerato automatizzabile, mentre solo il 3% è ritenuto pienamente resiliente.
I ruoli senior, al contrario, offrono maggiore protezione: solo il 4% delle attività risulta a rischio automazione, con una resilienza del 40%. Anche le donne appaiono più vulnerabili: le attività da loro svolte sono in media il 10% più automatizzabili rispetto a quelle affidate agli uomini, con un punteggio di resilienza inferiore (8% contro il 12%).
Nonostante queste criticità, il rapporto sottolinea che l’Ai potrebbe aprire nuove opportunità occupazionali, creando ruoli ad alta qualificazione dedicati alla gestione e supervisione dei sistemi intelligenti. Per cogliere queste opportunità, gli autori raccomandano investimenti urgenti in formazione mirata, miglioramento delle competenze digitali e creazione di poli tecnologici dotati di infrastrutture avanzate.
Il futuro occupazionale dell’outsourcing africano, concludono i ricercatori, dipenderà dalla capacità del continente di affrontare il cambiamento con visione strategica, evitando che l’innovazione diventi sinonimo di esclusione.
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