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Africa: crescono gli angel investors, agritech settore trainante

di: Tommaso Meo | 17 Dicembre 2024

Negli ultimi anni, l’Africa ha visto un’espansione significativa del ruolo degli angel investors, diventati una componente chiave nello sviluppo delle startup. Secondo il rapporto 2024 dell’African Business Angel Network (Aban), questi investitori che offrono capitali nelle prime fasi di vita di un’impresa, dal 2008 al 2023 hanno finanziato startup africane con oltre 35 milioni di dollari.

L’indagine dell’Aban mostra in particolare che il numero di angel ivestitors nel continente è quadruplicato tra il 2020 e il 2023, con una quota di investimenti quasi triplicata, arrivando a 22,5 milioni di dollari. Il loro supporto non è però solo monetario, ma comprende anche il mentoring e l’accesso a reti di contatti e conoscenze di settore.

Più della metà degli angel investor africani sono fondatori di aziende o dirigenti di alto livello e la maggior parte di loro opera in Sudafrica, Nigeria e Kenya. Tuttavia, le reti di angel investment specifiche per ogni Paese sono diffuse in tutta l’Africa e contribuiscono a far crescere gli ecosistemi tecnologici locali, stimolando l’interesse per gli investimenti nelle startup.

Attualmente, l’Africa conta 75 network di angel investors (65 nati solo dal 2020) distribuiti in 37 Paesi, con oltre 3.000 membri attivi. Queste reti non solo facilitano il flusso di capitali, ma promuovono la collaborazione tra investitori, startup e stakeholder del settore pubblico e privato. Sono anche emerse iniziative tematiche come il Climate Smart Agriculture Investor Network, che orientano gli investimenti verso soluzioni sostenibili e allineate agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

Il settore agri-tech ha di recente superato il fintech come settore più popolare, attirando investimenti significativi grazie al suo potenziale di trasformare il settore agricolo africano, cruciale per la sicurezza alimentare e la crescita economica. Altri settori in forte espansione includono salute, logistica e cleantech, evidenziando una diversificazione che rispecchia le esigenze di un continente in rapida evoluzione. La maggior parte degli investitori dichiara in realtà di non avere preferenze specifiche in termini di settore, ma di prediligere le imprese a forte crescita che producono già utili e che operano in contesti urbani, come emerge dall’indagine.

Il 64% degli angel investors africani opera con un ticket size relativamente contenuto, investendo tra 1.000 e 25.000 dollari per startup, anche se il rapporto registra un graduale aumento degli investimenti tra 50.00o a 250.000 dollari. Capitali che hanno un impatto significativo, contribuendo alla creazione di posti di lavoro, all’inclusione finanziaria e alla crescita economica locale. Programmi come il Catalytic Africa, ad esempio, hanno dimostrato di potere moltiplicare i capitali disponibili: tra il 2022 e il 2024 il programma ha supportato 21 startup con 1,3 milioni di dollari, mobilitando ulteriori 6,7 milioni di dollari in co-investimenti.

Nonostante i progressi, il panorama degli investimenti early-stage in Africa affronta ancora diverse sfide. Tra queste, spicca la mancanza di un quadro normativo uniforme tra i Paesi, che ostacola il commercio digitale e la crescita transfrontaliera delle startup, in attesa che iniziative come l’Area di Libero Scambio Continentale Africana (AfCFTA) risolvano questi problemi, creando un mercato più integrato e favorevole agli investimenti.

Il dinamismo degli angel investors e la crescente diversificazione degli investimenti settoriali, secondo l’Aban, rendono già oggi l’Africa un terreno fertile per l’innovazione. Con il supporto di network consolidati e programmi strategici, le startup africane sono ben posizionate per affrontare le sfide globali e contribuire alla crescita economica del continente.

Le proiezioni indicano che gli investimenti di questo tipo in Africa potrebbero aumentare dell’11% se il pool di angel investors attivi crescesse oltre i 5.000 entro il 2026. Questa espansione, evidenzia il rapporto, rafforzerebbe in modo significativo l’ecosistema delle imprese in fase iniziale, consentendo loro di avere maggiore accesso a risorse finanziarie e non finanziarie e promuovendo al contempo l’imprenditorialità e l’innovazione nella regione.

© Riproduzione riservata

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