di: Redazione | 31 Maggio 2022
“L’Africa è la sfida dell’oggi, non quella di domani” ha detto Marina Sereni, vice ministra degli Affari esteri e della cooperazione italiana, durante la giornata conclusiva del convegno “Italia in Africa. Solidarietà, progetti e risorse per l’Africa”, organizzato dal consorzio Spera, che si è tenuto alla Farnesina il 26 e 27 maggio. “Proprio mentre siamo tutti alle prese con l’emergenza dell’Ucraina per cercare di far finire questa guerra, dobbiamo assolutamente coltivare il rapporto con l’Africa, perché ne va del nostro futuro dal punto di vista dell’equilibrio, della sicurezza e della pace” ha aggiunto Sereni, invitando tutti gli attori della cooperazione presenti – associazioni di volontariato, Chiesa e università – a non dimenticarsi dell’Africa, a fare la propria parte e a stringere delle sinergie col sostegno delle istituzioni.
“Il senso di questo convegno è mettere insieme realtà che solitamente non si parlano” ha concordato Edoardo Berti Riboli, presidente del consorzio Spera Medici in Africa organizzazione di volontariato (Odv). Riboli ha rimarcato la necessità per tutti soggetti di lavorare insieme. “Non vogliamo limitarci a un convegno una volta all’anno” ha aggiunto. “Infatti sarà lanciato un portale dove chi opera in Africa potrà scambiarsi informazioni e aggiornamenti, favorendo la cooperazione” ha concluso Riboli.
Durante il panel finale i coordinatori dei tavoli tematici che hanno coinvolto diversi soggetti nel corso dei due giorni hanno tirato le file di quanto raccolto. Giuseppe Mistretta, direttore centrale del ministero degli Esteri per i Paesi dell’Africa Sub Sahariana – che ha moderato un evento sulle opportunità per le imprese italiane – ha illustrato le direttrici della cooperazione nostrana nel continente, ribadendo la volontà di proseguire l’impegno sull’Africa e sottolineando la possibilità di mobilitare molte risorse oltre a quelle pubbliche.
Di salute e dell’approccio One Health ha invece parlato Mario Raffaelli, senatore e presidente onorario di Amref Italia, evidenziando l’importanza di una sinergia sempre maggiore “perché di fronte a problemi sempre più globali servono risposte globali”. L’incrociarsi di crisi pandemia e guerra “ha agito da moltiplicatore di disuguaglianze” ha detto Raffaelli, secondo cui però “la volontà di lavorare insieme è quella che resta” da questo incontro.
Massimo Zaurrini direttore di Africa e Affari e moderatore del panel sui processi di integrazione ha affermato che il modello italiano di cooperazione nel continente deve essere attento alle culture locali, sulla scorta dell’esperienza dei missionari e di altre realtà, sia della società civile che profit. “Anche il mondo del business – ha detto – vuole integrarsi in Africa”.
A questo proposito Letizia Pizzi di Assafrica e Mediterraneo ha affermato che le imprese “pongono attenzione allo sviluppo locale, ma serve una strategia chiara dietro e condivisa”. Nella strategia a supporto delle imprese in Africa è necessario un rafforzamento della cooperazione internazionale allo sviluppo, ha aggiunto, in modo che le piccole e medie imprese (Pmi) conoscano sempre più questo mondo. Le proprietà per Pizzi sono il rafforzamento della partnership pubblico-privato, un più facile accesso a bandi, lo stanziamento di fondi alle imprese africane per l’acquisto di macchinari italiani e la formazione di giovani in loco. “Dobbiamo mettere a fattor comune le esperienze di tutti, con l’obiettivo vedere Africa crescere e stabilizzarsi” ha concluso.
Padre Andrea Mandonico, archivista e procuratore della Società delle missioni africane (Sma) ha toccato il tema degli incontri e degli scambi tra ambasciatori locali e missionari in Africa, specificando poi l’importanza di facilitare i visti per missionari e collaboratori per operare nel continente. A portare la voce e le istanze del mondo accademico è stato Guido Zolezzi, professore dell’università di Trento e coordinatore Cucs che ha testimoniato il valore a lungo termine della ricerca con i partner africani, dei partenariati territoriali e della diplomazia scientifica. “Chiediamo coinvolgimento maggiore degli atenei nella cooperazione in modo sistematico. Queste attività possono essere dei moltiplicatori” ha detto. “Vogliamo essere coinvolti fin dall’inizio su programmazione e linee strategiche”. Intanto però “abbiamo trovato ottimo terreno di dialogo con Aics con un programma che porta studenti africani a frequentare lauree magistrali in Italia”, ha aggiunto.
Proprio all’inaugurazione dei due giorni di lavori del convegno era intervenuto il direttore dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics), Luca Maestripieri, per invitare le associazioni di volontariato a consorziarsi con l’obiettivo di attuare un’azione meglio articolata e di evitare la frammentazione di singoli interventi.
“Fare sinergia significa fare un pezzo di strada per uno e quindi sapere che oltre al vostro mondo esistono altri mondi” ha sintetizzato Sereni, che ha poi invitato tutti alla conferenza nazionale della cooperazione, Coopera, che si terrà all’Auditorium della conciliazione di Roma il 23 e 24 di giugno. “Sarà un’occasione anche per incontrarsi e confrontarsi”. [Da Redazione InfoAfrica]© Riproduzione riservata
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