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Africa: come reagire all’aumento dei dazi verso gli Usa

di: Celine Camoin | 8 Aprile 2025

Di fronte alla pressione sul commercio africano derivante dalla nuova politica sui dazi statunitense, i Paesi del continente africano hanno due possibilità: “abbassare i propri dazi doganali per mantenere un accesso preferenziale al mercato americano, indebolendo così le proprie industrie locali nei confronti dei prodotti americani, oppure reindirizzare le proprie esportazioni verso altri partner”. Lo suggerisce Moutiou Adjibi Nourou in un articolo per l’agenzia Ecofin.

Mercoledì 2 aprile, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha sferrato un duro colpo annunciando un’ondata di dazi fino al 50% sulle importazioni da 185 Paesi, di cui 51 in Africa. Alcuni Paesi del continente, come Sudafrica, Nigeria, Egitto e Algeria, rientrano tra i primi 50 esportatori verso gli Stati Uniti.

“Sebbene Europa e Asia possano sembrare alternative naturali, è in Africa che si può trovare la soluzione più sostenibile. Attualmente, il commercio intra-africano rimane uno dei più bassi al mondo, rappresentando meno del 20% del commercio totale del continente. Per affrontare questo problema sono state avviate diverse iniziative regionali e continentali, ma senza ottenere risultati all’altezza delle ambizioni”, scrive il caporedattore.

“Grazie all’Area di libero scambio continentale africana (Afcfta), l’Africa ha un’opportunità unica per ridurre la propria dipendenza dai mercati esteri e costruire solide catene del valore all’interno del proprio territorio. Questa iniziativa, la cui attuazione è ancora troppo lenta, deve essere accelerata” ritiene Moutiou Adjibi Nourou

L’argomento del protezionismo americano temporaneo “non dovrebbe essere una scusa per non agire. Il continente africano, con i suoi 1,4 miliardi di abitanti e le sue abbondanti risorse naturali, ha tutte le carte in mano per rafforzare la sua integrazione economica e resistere meglio alle turbolenze del commercio mondiale. L’aumento dei dazi doganali negli Stati Uniti è solo un ulteriore segnale che è necessario intervenire con urgenza”.

© Riproduzione riservata

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