di: Andrea Spinelli Barrile | 14 Giugno 2024
L’Africa mostra la crescita più bassa, a livello globale, del settore dell’acquacoltura. Lo rivela la Fao, l’Organizzazione delle Nazioni unite per il cibo e l’agricoltura, nel suo rapporto biennale “Lo stato della pesca e dell’acquacoltura nel mondo”.
Nel 2022, la produzione globale dell’acquacoltura (pesci, crostacei, molluschi) ha raggiunto i 94,4 milioni di tonnellate, che rappresentano il 51% della produzione totale, un record storico. Secondo i dati della Fao, il consumo globale apparente di prodotti ittici è aumentato del 3% all’anno dal 1961 per attestarsi a 162,5 milioni di tonnellate nel 2021: in confronto, il consumo di carne è aumentato del 2,7% all’anno nello stesso periodo. La produzione dell’acquacoltura è distribuita in modo disomogeneo nel mondo: secondo il rapporto, solo 10 Paesi forniscono quasi il 90% dell’offerta globale, vale a dire Cina, Indonesia, India, Vietnam, Bangladesh, Filippine, Repubblica di Corea, Norvegia, Egitto e Cile.
Nel complesso, la produzione globale dell’acquacoltura è aumentata del 7,6% tra il 2020 e il 2022. Secondo la Fao, l’Africa è l’unico continente in cui l’offerta è praticamente stagnante nel periodo in esame, con una crescita dello 0,8% attestandosi a quasi 2,3 milioni di tonnellate: se l’Egitto resta il principale fornitore di prodotti dell’acquacoltura, rappresentando oltre la metà della produzione africana, gli osservatori restano ottimisti circa lo sviluppo del settore in altri Paesi.
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