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Africa: a Roma profit e no-profit scelgono di lavorare assieme

di: Céline Dominique Nadler | 3 Ottobre 2024

Micro progetti per consentire a due universi di collaborare: questa la proposta che sembra aver messo d’accordo tutti i partecipanti al convegno “Europa abbraccia l’Africa”, organizzato dal Comitato di Collegamento di Cattolici per una Civiltà dell’Amore (Cccca) e dal mensile economico Africa e Affari presso lo Spazio Europa, a Roma, per discutere e affrontare modalità concrete di collaborazione tra aziende e Ong nei progetti di cooperazione verso l’Africa.

Un concetto, quello dei micro progetti, ribadito già in apertura dei lavori da Giuseppe Rotunno del Cccca: “I programmi di cooperazione necessitano interventi capillari. Potremmo raggiungere risultati tangibili solo con micro progetti, micro crediti e micro imprese”, ha affermato Rotunno, prima di lanciare ai partecipanti dell’incontro: “Oggi formeremo una massa critica tra aziende, ong e missionari per fare la differenza nella cooperazione internazionale”.

Dal 2014, con la Legge 125 che riconobbe il settore privato come attore della cooperazione allo sviluppo, l’universo no-profit italiano ha dovuto imparare ad associare alle proprie attività anche l’operato delle aziende. “Si tratta, per le istituzioni, di creare una fitta rete di collaborazione e di mutuo apprendimento tra ong e imprese”, ha spiegato Roberta Gianferro, direttrice medico dell’Unità Cooperazione Internazionale e Salute Globale del ministero della Salute italiano. Ciononostante, “sembra che ci sia ancora poca confidenza tra questi due mondi”, ha osservato Massimo Zaurrini, direttore della casa editrice Internationalia (che edita Africa e Affari) e moderatore dell’incontro, durante la successiva tavola rotonda, che ha messo a confronto rappresentanti del settore privato, di organizzazioni umanitarie e delle istituzioni della cooperazione allo sviluppo italiana.

“È chiaro che questi due mondi possiedono due logiche d’intervento completamente diverse: se il mondo della cooperazione si basa sulla coprogettazione e sulla ricerca di partner tra le comunità e le società civili locali, quello dell’impresa si basa sulle analisi di mercato, alla ricerca del partner più forte”, gli ha risposto Ivana Borsotto, presidente della Federazione degli organismi di volontariato internazionale di ispirazione cristiana (Focsiv). Interpellata sul punto di vista delle aziende, Letizia Pizzi, direttrice di Confindustria Assafrica e Mediterraneo, è allora intervenuta sulla questione della coprogettazione: un aspetto fondamentale – ha spiegato – per tutte le aziende che decidono di internazionalizzarsi e messo in opera anche con il sistema Paese e con partner locali. “È proprio qui che l’azienda ha bisogno delle conoscenze dell’ong sul campo, per individuare l’impresa partner giusta”, ha affermato Pizzi, evidenziando le sfide ma anche le opportunità che possono incontrare il profit e il no-profit nel lavorare assieme.

Il dibattito si è quindi spostato sulla complementarità tra questi due mondi: “Una Ong ha una presenza continuativa sul territorio e una relativa conoscenza che può mettere a disposizione del mondo profit. Inoltre, i nostri progetti, che riguardino l’accesso al credito o la formazione del capitale umano, creano le condizioni per generare profitti economici, per rendere una filiera produttiva e ciò costituisce un potenziale importante da segnalare al mondo giusto dell’impresa. Ed è così che possiamo unire le forze”, ha suggerito Borsotto.

Riguarda al ruolo che le istituzioni possono svolgere come mediatore tra i due mondi, Grazia Sgarra, Dirigente Ufficio Soggetti di Cooperazione, Partnership e Finanza per lo sviluppo presso l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics) – un ente nato con la legge 125 – ha spiegato il lavoro dell’agenzia dal 2014: mettere in piedi modelli di business per coinvolgere il settore privato nella cooperazione, instaurando al contempo una linea di demarcazione tra cooperazione e imprese nei Paesi partner. “Si può fare impresa con la cooperazione, in modo inclusivo, rendendo sostenibile l’iniziativa imprenditoriale da un punto di vista sociale, ambientale ma anche economico”, ha affermato Sgarra, prima di sostenere: “Le partnership menzionate nel Piano Mattei sono già i nostri valori. Il valore aggiunto sarà nel fare sistema. Per questo è importante coinvolgere le imprese nel settore della cooperazione”.

Dal canto suo, Amaya Valcárcel, responsabile del dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale presso la Santa Sede, ha sviluppato il tema delle migrazioni forzate, il movimento di popolazioni più vasto e complesso di tutti i tempi. “A causa dei conflitti, della povertà estrema, delle ripercussioni dei cambiamenti climatici o di ogni altro tipo di violenza, non esiste per queste persone alcun diritto a restare nella propria terra. Migrare dovrebbe invece essere una libera scelta”, ha deplorato. “Infatti è qui che va attuato il salto di qualità: sui diritti”, le ha fatto eco Roberto Ridolfi, Presidente di Link 2007, presente al convegno per affrontare il tema della conversione del debito dei Paesi in via di sviluppo in attività di cooperazione. “Più che libertà di migrare, ci vuole un diritto legale di migrare”, si è esclamato Ridolfi, ritenendo che “l’Africa non ha bisogno dell’Europa quanto l’Europa ha bisogno dell’Africa”.

L’ultima sessione dell’incontro ha passato in rassegna una serie di iniziative concrete volte a coniugare l’attività delle ong con i bisogni locali delle comunità di destinazione della cooperazione, attraverso un intervento del settore privato, del resto essenzialmente costituito in Italia da un tessuto facilmente adeguabile al contesto africano: quello delle cooperative e delle micro, piccole e medie imprese, che potrebbe consentire all’Italia di fare scuola in Europa. Così sono intervenuti Wladimiro Boccali, per presentare Codeway Expo – una fiera volta a “fare incontrare profit e no-profit” -, Alessandro Polli di Cisalpina Vaam, compagnia che ha destinato uno dei suoi rami specificatamente al servizio del no-profit, e Filippo Prosperi, del gruppo di formazione tecnica e professionale De Lorenzo Group, mentre per le ong ha parlato Marco D’Agostini e Suor Marie Claire Biringi per i missionari.

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