di: Redazione | 4 Dicembre 2017
Una sala gremita, tra il pubblico anche personalità del calibro di Naguib Sawiris, e i riflettori puntati su due parole chiave: petrolio e ricostruzione.
A Roma, nel corso della seconda giornata di Rome Med, la Libia è stata fra i protagonisti. Sul palco, a parlare, alcune figure di spicco della scena politica ed economica del Paese nordafricano, a partire da Mustafa Sanallah, amministratore delegato della National Oil Company, ovvero dello strumento che dovrebbe garantire alla Libia i mezzi economici per ripartire.
“Ci sono molte opportunità anche in questo momento – ha sostenuto Sanallah parlando con InfoAfrica – la sicurezza è una questione, ma è anche vero che abbiamo già adesso aziende attive in Libia, comprese aziende italiane. Stiamo lavorando sul fronte degli investimenti, per favorirli, per attrarli. Anche nel comparto petrolifero stiamo lavorando per favorire nuovi investimenti perché in questo modo delle dinamiche inflazionistiche. Forse, potremo cominciare a parlare di ricostruzione a partire dal 2020 senza non possiamo aumentare la produzione”.
Sanallah ha sottolineato che lo sforzo in corso è quello di mantenere gli attuali livelli di produzione petrolifera: “Sfortunatamente abbiamo due problemi: il primo è legato alla presenza di gruppi criminali; e poi abbiamo un problema finanziario, legato appunto agli investimenti. Per questo motivo auspichiamo maggiori investimenti e a tal proposito abbiamo avuto importanti colloqui a Londra il mese scorso. Vogliamo attrarre investimenti e per farlo stiamo lavorando a una coerente politica nazionale”.
Molto più cauto è sembrato invece Tarik Yousef, membro del Board dei direttori della Banca centrale libica.
“Non c’è sicurezza e e non c’è stabilità – ha sottolineato parlando cn InfoAfrica – vero i presupposti per una ricostruzione. Questa non potrà partire a breve termine, non possiamo dire che già nel 2018 le cose andranno meglio.
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