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Kenya: Kaliluni Farmers, caffè equo e sostenibile protagonista al Sigep di Rimini

di: Giulia Filpi | 23 Gennaio 2025

Dal Kenya, Suzan Nzomo è volata a Rimini per promuovere il ‘suo’ caffè: sorride, in videochiamata con Africa, mentre conferma i risultati della ‘Kaliluni Farmers cooperative society Ltd’, di cui è la dirigente, per il 2024.

Mentre, nel suo Paese, gli effetti del cambiamento climatico hanno avuto un impatto negativo per la maggior parte degli agricoltori, Nzomo assicura di aver moltiplicato la produzione: dalle 65 tonnellate di caffè del 2019-2020, la ‘Kaliluni’ sarebbe arrivata, l’anno scorso, a oltre 500.

Ottenere un simile risultato, racconta da dietro un banco del Salone internazionale del gelato, della pasticceria e del caffè (Sigep) di Rimini, è stato possibile grazie al sostegno di formatori di comunità che hanno aiutato cooperative di coltivatori come la sua a massimizzare la produzione.

Grazie a un progetto italo-keniota, i produttori di caffè sono stati istruiti su come garantire che le pregiate varietà di chicchi rossi prodotte nel Paese non si rovinino durante la lavorazione, sostenendo anche tecniche di adattamento ai cambiamenti climatici.

È stato importante, ad esempio, “garantire che non ci fosse molta esposizione al sole – sottolinea Nzomo – Questo ha contribuito all’aumento della qualità e della quantità del caffè”. Un fatto, aggiunge l’imprenditrice, che “ha permesso ai coltivatori di ottenere prezzi migliori, e reso possibile un miglioramento del loro reddito”.

Negli ultimi anni, complicazioni legate alla crisi climatica si sono aggiunte a una situazione economica già precaria in quanto, come recentemente messo in luce da BBC, condizionata da un mercato squilibrato a vantaggio dei compratori europei. Alla base della filiera, i lavoratori di caffè guadagnano circa 2,30 dollari al giorno, hanno scritto giornalisti del media britannico: appena abbastanza per comprare una tazza di caffè in un bar di Parigi o Milano.

Anche sul piano dei fertilizzanti, le formazioni seguite da cooperative come quella di Susan hanno portato a risultati positivi, portando i coltivatori a privilegiare il compost organico rispetto ai più costosi e dannosi fertilizzanti chimici.

L’industria del caffè in Kenya impiega circa 150mila persone, e la sua sopravvivenza è condizionata allo sviluppo di tecniche e strategie innovative per affrontare il cambiamento climatico. Secondo una recente indagine della Fair Trade Foundation, il 93% degli agricoltori di caffè in Kenya ne sta già subendo l’impatto, tra piogge più irregolari e un aumento di parassiti e malattie.

Certificata dal commercio equo e solidale con il marchio Fair Trade dal 2012, la ‘Kaliluni’ è una delle 18 cooperative di diversi Paesi africani che quest’anno beneficiano del progetto ‘Arabika’. L’iniziativa è finanziata dall’Agenzia italiana per la cooperazione e lo sviluppo e realizzata dalla fondazione E4Impact con le ong Asvis e Cefa.

“Il successo del progetto è legato alla capacità di mobilitare un importante scambio di conoscenze e favorire, di conseguenza, un cambiamento positivo: il ruolo dell’esperienza italiana nella coltivazione, nella tostatura e nel controllo qualità, permette di sostenere il viaggio del Kenya verso l’eccellenza del caffè, non solo in termini di produzione, ma anche nella gestione di tecnologie all’avanguardia”, ha commentato ad Africa il direttore di Aics, Marco Riccardo Rusconi.

Il settore del caffè è considerato strategico dal governo keniano, che ha introdotto a dicembre misure per potenziare gli strumenti per il pagamento diretto dei coltivatori e fare in modo, secondo il portavoce dell’esecutivo, Isaac Mwaura, che traggano il massimo profitto dalla produzione.

© Riproduzione riservata

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