di: Enrico Casale | 17 Gennaio 2025
Dopo tre anni di lavori e nove pozzi esplorativi, Shell ha deciso di svalutare di 400 milioni di dollari il valore della sua area di locazione nel bacino di Orange, in Namibia. Nonostante diverse scoperte di petrolio, la compagnia ha dichiarato che queste risorse “non possono essere attualmente sfruttate per lo sviluppo commerciale” a causa di sfide geologiche e tecniche, tra cui la bassa permeabilità delle formazioni.
Il ministero dell’Energia della Namibia, tuttavia, mantiene un atteggiamento ottimista. In una dichiarazione rilasciata nei giorni scorsi, ha sottolineato che i volumi significativi di idrocarburi scoperti dai nove pozzi rappresentano un potenziale interessante. “Il governo rimane impegnato a sviluppare queste risorse, che riteniamo commercialmente valide”, ha dichiarato il ministro dell’Energia, Tom Alweendo.
Nonostante la svalutazione, Shell non ha intenzione di abbandonare la Namibia. Alweendo ha spiegato che l’obiettivo è identificare metodi più economici per sviluppare le risorse in futuro, evidenziando che l’esplorazione offshore è ancora agli inizi.
Nel frattempo, altre compagnie stanno continuando l’esplorazione nell’area. TotalEnergies è attivamente impegnata in una campagna di valutazione vicino al blocco PEL 39 di Shell. Altri attori, come Woodside, Chevron e Galp, stanno valutando le prospettive nelle vicinanze, tra cui il promettente Mopane della PEL 83.
L’African Energy Chamber ha aggiunto che le aree settentrionali del bacino di Orange potrebbero offrire migliori opportunità e che le riserve di gas, insieme al potenziale del Walvis Basin, potrebbero essere determinanti per lo sviluppo economico della regione.
Nonostante le sfide, il governo namibiano rimane fiducioso. “Il nostro piano per il primo petrolio è ancora in carreggiata, e crediamo che le attuali esplorazioni riveleranno opportunità commerciali significative”, ha affermato Alweendo.
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