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Uganda: rapporto denuncia violazioni dei diritti umani legate ai progetti petroliferi

di: Céline Dominique Nadler | 16 Dicembre 2024

Il boom petrolifero dell’Uganda si trasforma in un incubo per i diritti umani. Questa la constatazione di un nuovo rapporto intitolato “Diritti umani, comunità in prima linea e petrolio in Uganda” e pubblicato da Federazione internazionale per i diritti umani (Fidh), Avocats Sans Frontières (Asf) e Civic Response on Ambiente e Sviluppo (Cred), con il sostegno di Oxfam. Il documento denuncia gravi violazioni dei diritti umani e danni ambientali legati ai progetti petroliferi Eacop, Tilenga e Kingfisher, sollevando serie preoccupazioni per gli investitori e le compagnie coinvolte.

Il progetto Tilenga, operato da TotalEnergies, prevede la perforazione di centinaia di pozzi petroliferi nella regione del Lago Alberto, in Uganda, mentre l’oleodotto Eacop, gestito da un consorzio che include la stessa TotalEnergies, la cinese Cnooc e l’ugandese Unoc,  è un’infrastruttura lunga 1.443 chilometri  destinata a trasportare il petrolio greggio dall’Uganda alla Tanzania, fino al porto di Tanga,  sulla costa dell’Oceano Indiano. Il progetto Kingfisher, sviluppato da Cnooc, comprende lo sviluppo di un giacimento petrolifero e la costruzione di  infrastrutture nella regione del Lago Alberto.

Il rapporto, basato su una missione di inchiesta condotta nel 2023, documenta espropriazioni forzate,  sfratti, inquinamento ambientale e restrizioni alla libertà di espressione, mettendo a rischio la reputazione e gli investimenti delle compagnie coinvolte in questi tre megaprogetti.

Nello specifico, nel distretto di Buliisa, nel cuore della regione del Lago Alberto, dove si concentra l’attività di estrazione del petrolio del progetto Tilenga, le comunità di Kaiso, Bunyoro e Bugungu denunciano inquinamento di terreni e di falde acquifere a causa delle attività di TotalEnergies. Il rapporto documenta la contaminazione del fiume Nguse, vitale per l’agricoltura e la pesca locale, e la perdita di accesso all’acqua potabile in diversi villaggi. Si registrano inoltre numerosi casi di espropriazione forzata nelle aree di Nyakaboga, Buhuka e Kyabasambu, con famiglie sfrattate dalle loro terre senza un adeguato indennizzo e costrette a vivere in condizioni di povertà.

Nel distretto di Hoima, lungo il tracciato dell’oleodotto Eacop, anche le comunità di Kyapaloni, Angalia e Lupisi lamentano espropriazioni e sfratti condotti senza trasparenza né consultazione. Il rapporto denuncia inoltre condizioni di lavoro precarie e insicure per gli operai impiegati nella costruzione dell’infrastruttura, in particolare nelle aree di Kabale, Kasese e Mbarara, con bassi salari, orari di lavoro eccessivi e mancanza di tutele sindacali.

Nel distretto di Kikuube, il progetto Kingfisher, sviluppato dalla compagnia petrolifera nazionale cinese Cnooc, è accusato di aver causato gravi danni ambientali, tra cui la distruzione di aree di foresta e la contaminazione di zone umide di fondamentale importanza per la biodiversità. Si registrano inoltre espropriazioni forzate e sfratti ai danni delle comunità locali, in particolare nelle aree di Kaiso e Buhuka.

Un aspetto particolarmente denunciato dal rapporto è l’aumento dei casi di violenza sessuale nelle zone interessate dai progetti petroliferi. Le vittime sono spesso donne e ragazze delle comunità locali,  esposte a un rischio maggiore di abusi a causa della presenza massiccia di lavoratori stranieri e della militarizzazione dell’area. Il documento denuncia inoltre la  mancanza di  accesso alla giustizia per le vittime e l’impunità per i responsabili.

Le accuse contenute nel rapporto potrebbero avere conseguenze significative per gli investimenti nel settore petrolifero ugandese.  Fidh, Asf e Cred invitano gli investitori internazionali a ritirare il loro sostegno ai progetti Eacop, Tilenga e Kingfisher fino a quando non saranno garantiti i diritti delle comunità locali e la protezione dell’ambiente.

Per quanto riguarda le compagnie coinvolte nei tre progetti sono chiamate a rispondere alle accuse e ad adottare misure concrete per prevenire e mitigare gli impatti negativi sulle comunità locali e sull’ambiente. Il rapporto sottolinea che la trasparenza, il dialogo con le comunità e il rispetto dei diritti umani sono elementi fondamentali per garantire la sostenibilità a lungo termine degli investimenti nel settore petrolifero ugandese.

Fidh, Asf e Cred lanciano infine un appello urgente alla comunità internazionale affinché intervenga per fermare le violazioni dei diritti umani e i danni ambientali causati dai progetti petroliferi in Uganda.  Le organizzazioni chiedono al governo ugandese di  rispettare i propri obblighi in materia di diritti umani e ambientali, garantendo un equo indennizzo alle comunità colpite e promuovendo uno sviluppo sostenibile per il Paese.

© Riproduzione riservata

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