di: Andrea Spinelli Barrile | 16 Luglio 2024
Sebbene attualmente svolgano solo un ruolo minore nel mercato delle terre rare, si prevede che i Paesi africani contribuiranno per il 9% all’offerta globale entro il 2029. A rivelarlo è un nuovo rapporto di Benchmark mineral intelligence pubblicato questa settimana. Il report indica che un importante accelerata alla produzione di terre rare in Africa la daranno otto nuove miniere dovrebbero entrare in servizio in Tanzania, Angola, Malawi e Sudafrica.
Nel 2017 è stata avviata la produzione della prima miniera africana di terre rare (quella di Gakara), commissionata in Burundi dalla società Rainbow rare earths, ma dal 2021 le operazioni sono state sospese dal governo di Bujumbura e la società ha più volte detto di essere in trattative con lo Stato burundese per riavviare l’attività, ma non sono stati annunciati sviluppi. Da diversi mesi si sta addirittura concentrando sullo sviluppo di un nuovo progetto, quello del Phalaborwa in Sudafrica, la cui entrata in servizio è prevista per il 2026. Senza il contributo della miniera burundese di Gakara, la produzione africana di terre rare è oggi pari a zero.
Ma guardando al futuro, le prospettive si fanno interessanti: in Malawi, Lindian prevede di produrre le sue prime terre rare a Kangankunde nel 2025. In Uganda, Ionic rare earths conta sul 2026 per l’entrata in servizio della sua miniera di Makuutu che, secondo le ultime stime ospita 126.000 tonnellate di ossidi di terre rare, comprese 86.000 tonnellate di neodimio e praseodimio. In Tanzania, Peak rare earths sta facendo progressi costanti nel suo progetto Ngualla, progetto in grado di fornire 16.200 tonnellate di concentrato di terre rare ogni anno per una durata di 24 anni.
In Angola, Pensana ha presentato alla fine di ottobre 2023 uno studio aggiornato che stima in 200 milioni di dollari il capitale necessario per lo sviluppo della sua miniera di Longonjo, che dovrebbe fornire 38.000 tonnellate all’anno di solfato misto di terre rare. E poi ci sono anche altri ?aesi, come il Mozambico (Monte muambe) o la Namibia (Lofdal), che sono ben posizionati per unirsi alla cerchia dei produttori di terre rare africane.
Le terre rare sono un gruppo di 17 metalli, alcuni dei quali sono molto richiesti nell’industria automobilistica, nella difesa, nel settore dell’energia eolica e persino nell’elettronica. La Cina domina il mercato con oltre il 70% dell’offerta globale secondo diverse fonti coerenti, un dominio che preoccupa i paesi occidentali.
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