di: Andrea Spinelli Barrile | 2 Luglio 2024
Il grande pellegrinaggio dell’Hajj del 2024, quell’evento che almeno una volta nella vita ogni fedele musulmano deve fare secondo i dettami dei Cinque pilastri dell’Islam, ha riportato in Africa nuovi casi di Covid, una recrudescenza della pandemia che non aveva precedenti da quando l’Organizzazione mondiale della sanità l’ha dichiarata conclusa.
Questa recrudescenza di casi di Covid tra i pellegrini arriva in un generale contesto, a livello globale, di aumento dei casi di infezione.
Numerosi Paesi africani, come il Senegal, la Costa d’Avorio e il Burkina Faso, hanno reintrodotto i controlli anti-covid negli aeroporti per tutti i passeggeri in rientro dall’Arabia Saudita e l’obbligo di mascherina per tutti i passeggeri e gli addetti in transito.
Tra i pellegrini senegalesi al ritorno dai luoghi santi dell’Islam sono stati evidenziati tassi di positività al coronavirus che variano tra il 20% e il 60%, a seconda dei voli, dati forniti ai media internazionali da Charles Bernard Sagna, primario del servizio di controllo sanitario dell’aeroporto internazionale Blaise Diagne (Aidb, l’aeroporto internazionale di Dakar). La situazione, naturalmente, preoccupa le autorità sanitarie che invitano alla vigilanza: Sagna ha sottolineato l’importanza che i pellegrini continuino a indossare le mascherine, sia a bordo degli aerei che al ritorno in Senegal, per prevenire la diffusione del virus. Sono in atto rigorose misure preventive, tra cui screening sistematici e monitoraggio medico rafforzato per contenere ogni possibile epidemia. I pellegrini che presentano sintomi vengono incoraggiati a consultarsi rapidamente e a sottoporsi al test, con l’obiettivo di limitare la trasmissione.
In Costa d’Avorio si contano almeno 25 casi su 619 viaggiatori testati dal ministero della Salute al rientro dalla Mecca: secondo le autorità ivoriane “il tasso resta controllabile” e i soggetti positivi vengono isolati e monitorati seguendo i protocolli sanitari in vigore. Il ministero esorta la popolazione a sottoporsi sistematicamente a test in caso di sintomi (come febbre, tosse e difficoltà respiratorie) e a rispettare rigorosamente le misure preventive come indossare una maschera e lavarsi le mani.
In Camerun, il locale ministero della Salute ha annunciato la riattivazione di rigide misure di controllo e prevenzione alle frontiere e negli ospedali di tutto il Paese: secondo un comunicato stampa pubblicato il 26 giugno, il ministro Malachie Manaouda ha sottolineato l’importanza di prevenire la diffusione del virus sul territorio nazionale: i viaggiatori che entrano attraverso gli aeroporti internazionali del Paese devono ora compilare moduli di identificazione per facilitare il monitoraggio sanitario. I passeggeri di ritorno dall’Hajj in Arabia Saudita sono invece soggetti a “test sistematici” all’arrivo e i pazienti che risultano positivi al test beneficiano di assistenza medica gratuita.
In Burkina Faso Boukary Traoré, supervisore all’aeroporto per conto del Servizio sanitario nazionale burkinabé, ha detto alla stampa locale che “le autorità avrebbero voluto istituire un comitato Covid, per ogni evenienza” ma questo non è stato fatto e anche se al momento non ci sono notizie di casi di positività la preoccupazione è alta. Dalla scorsa settimana, sono stati ripristinati i controlli anti-covid e l’obbligo di mascherina all’aeroporto di Ouagadougou.
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