di: Andrea Spinelli Barrile | 16 Maggio 2024
L’80% delle famiglie africane, ovvero circa un miliardo di persone, cucina ancora utilizzando combustibili fumosi e ad alte emissioni come legno, cherosene, carbone e sterco, sistemi che contribuiscono al cambiamento climatico e mettono a dura prova la salute delle donne, le prime esposte ai fumi. Lo rivela l’Agenzia internazionale per l’energia (Iea) che ieri ha diffuso un comunicato a margine di un vertice, organizzato a Parigi, che punta a raccogliere 4 miliardi di dollari di impegni annuali..
Secondo l’Iea, l’inquinamento atmosferico dovuto alla cucina con combustibili sporchi contribuisce a 3,7 milioni di morti premature a livello globale ogni anno: in Africa, la spinta verso una cucina più attenta al clima è rimasta indietro rispetto al progresso globale. Molte famiglie africane sono riluttanti a rinunciare alle vecchie stufe e alle carbonaie che hanno utilizzato per decenni, non convinte dei potenziali benefici per la salute derivanti dal passaggio alla modernità. Ma è, soprattutto, il costo a scoraggiare questo cambiamento: in Nigeria ad esempio la sua stufa elettrica più economica costa 42.000 naira (29,58 dollari), molto al di sopra del salario minimo nazionale mensile, pari a 30.000 naira.
L’accesso a attrezzature da cucina moderne e meno inquinanti è in aumento in Asia e America Latina, ma i finanziamenti inadeguati e la carenza di iniziative governative stanno lasciando l’Africa indietro: la distribuzione di fornelli gratuiti e i sussidi governativi sulle bombole di gas di petrolio liquefatto (Gpl), un combustibile più pulito, sono stati fondamentali per il successo di India, Cina e Indonesia nel dimezzare il numero di persone che non hanno accesso a cucine pulite: “Ciò che riteniamo più importante è stato ricevere un chiaro segnale dai vertici di questi governi che questa è una priorità e che dedicheranno risorse e attenzione specifiche a questo scopo” ha detto ieri Daniel Wetzel, capo dell’Unità transizioni sostenibili dell’Iea.
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