di: Redazione | 5 Novembre 2015
AFRICA – Dopo anni di sostenuta crescita economica, il recente calo sui mercati internazionali dei prezzi del petrolio e delle altre materie prime ha spinto numerosi economisti e ricercatori a interrogarsi sugli effetti dell’attuale contesto internazionale sulle prospettive di sviluppo del continente africano.
A tale argomento è dedicato un contributo pubblicato da Liesl Louw-Vaudran, consulente dell’Istituto sudafricano per gli Studi sulla sicurezza (ISS), intitolato “Nessun bisogno di panico: l’Africa cresce ancora… più lentamente”.
Nell’interessante contributo, l’autrice prende spunto dal detto in base al quale si sostiene che se la Nigeria, la più importante economia del continente continua a crescere, anche gli altri paesi dell’Africa occidentale e il resto del continente la seguiranno.
Tale sicurezza è stata però messa in discussione delle stime sulla crescita dell’economia nigeriana diffuse dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) e da altre istituzioni finanziarie che vedono il prodotto interno lordo di Abuja aumentare di solo un terzo rispetto a quanto previsto in precedenza.
Il calo dei prezzi petroliferi e delle altre materie prime, che in molti casi è stato pari a oltre il 50%, si è riflesso sulle valute nazionali e sugli introiti fiscali con conseguenze sulla spesa pubblica.
Per l’anno in corso, il FMI prevede in Africa una crescita media di poco superiore al 4%: il tasso più basso dal 2009.
Al quadro economico, continua Louw-Vaudran, bisogna poi aggiungere le minacce alla sicurezza psta dal terrorismo e dal radicalismo, oltre ai conflitti armati, le crisi e le incertezze politiche in corso in diversi Paesi.
“Tutto ciò significa la fine dell’impressionante ascesa economica dell’Africa? – si chiede l’autrice – Mentre gli analisti politici e le istituzioni internazionali vedono le cose in una luce piuttosto cupa, chi si occupa di affari e guarda al più lungo termine appare più ottimista”.
In questo senso, se ovviamente la situazione non è più così buona come poteva sembrare un paio d’anni fa, la stessa narrativa in generale di un’Africa che cresceva era troppo semplicistica basandosi semplicemente sulla media di un continente formato da 55 Paesi.
Se le prestazioni di economie come quelle della Nigeria e del Sudafrica contribuiscono ora ad abbassare la media del tasso di crescita dell’Africa, è necessario comunque ricordare che ci sono almeno 15 Paesi che continuano a crescere a un tasso superiore al 5% annuo.
Miglioramenti nel settore bancario, lo sviluppo del sistema infrastrutturale, la crescita dei volumi del commercio intra-africano e il boom delle telecomunicazioni sono tutti fattori che contribuiscono a una maggiore prosperità del continente.
Paesi come Etiopia, Costa d’Avorio, Repubblica democratica del Congo e Mozambico sono oggi i principali protagonisti della processo di crescita, mentre i Paesi esportatori di materie prime dovranno impegnarsi ancora di più negli sforzi di diversificazione delle economie nazionali per non dover più essere costretti a dipendere per le loro prestazioni dalle fluttuazioni dei mercati internazionali.
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