di: Redazione | 23 Luglio 2013
AFRICA – Sarebbero pari ad oltre il 90% delle terre rurali, gli appezzamenti che in Africa sono privi di un’adeguata registrazione.
A segnalarlo è un recente studio pubblicato dalla Banca mondiale intitolato “Securing Africa’s Land for Shared Prosperity” (Garantire le terre dell’Africa per la prosperità comune, qui il collegamento alla versione online del libro), secondo il quale fintantoché i diritti di proprietà relativi alle terre comuni ed individuali non saranno adeguatamente registrati e la gestione delle terre migliorata, il recente aumento del volume di investimenti diretti stranieri in Africa non potrà generare uno sviluppo economico e sociale effettivamente condiviso e sostenuto.
Lo studio, che si presenta come la prima inchiesta approfondita sull’amministrazione e la gestione delle terre in Africa sub-sahariana, sostiene che l’assenza di documentazione rende infatti il continente altamente vulnerabile al ‘land grabbing’ ed alle espropriazioni in cambio di compensazioni inadeguate.
In Africa sub-sahariana si trovano, secondo la Banca mondiale, circa la metà delle terre coltivabili ma ancora non sfruttate presenti al mondo, pari ad oltre 202 milioni di ettari: una risorsa fondamentale che potrebbe contribuire a ridurre drasticamente la povertà ed accompagnare lo sviluppo economico.
Una migliore gestione delle risorse terriere accompagnata da una riforma che documenti e censisca le terre comuni e quelle originarie, il cui costo complessivo è stato stimato dalla Banca mondiale in circa 3,4 miliardi di euro in 10 anni, consentirebbe inoltre di evitare episodi di espropriazione ed incertezza come accadde in Madagascar nel 2009 dopo l’annuncio di un accordo per a cessione in leasing per 99 anni di 1,3 milioni di ettari di terra, la metà della superficie agricola del paese, che fu all’origine di una sommossa collegabile anche al golpe che ha portato l’attuale presidente di transizione Andry Rajoelina al potere. [MV]