di: Redazione | 21 Maggio 2020
“Ridare senso all’economia reale significa investire di più in agricoltura, energie rinnovabili, infrastrutture, sanità e istruzione per uno sviluppo in grado di salvaguardare il pianeta, di soddisfare i nostri bisogni senza mettere a repentaglio gli interessi delle generazioni future”: così il presidente del Senegal Macky Sall durante una tavola rotonda di alto livello ‘Resilient World: un appello africano per un nuovo ordine mondiale’ tenutasi nei giorni scorsi attraverso i canali online del New York Forum Institute (Nyf) del magnate della comunicazione Richard Attias.
“Per raggiungere questo traguardo – ha proseguito Macky Sall – occorre cambiare paradigma: il progresso per il benessere umano. Lancio perciò un appello per un nuovo ordine mondiale che ponga la persona umana e l’umanità al centro della governance globale”.
Altri esponenti africani di spicco erano presenti all’evento, seguito in diretta da 15.000 spettatori, secondo gli organizzatori.
“Il nuovo paradigma post-covid deve essere centrato non solo sulla lotta alle disuguaglianze ma anche sulle sfide climatiche”, ha aggiunto il presidente del Niger Mahamadou Issoufou, invitando a cambiare la dinamica sulla ripartizione delle ricchezze sia su scala globale che nei singoli Paesi.
Alla guida di uno Stato attualmente nel mirino dalla violenza dei gruppi armati jihadisti, Issoufou ha attirato l’attenzione sul nesso tra la sicurezza e lo sviluppo e ha chiesto aiuto alla comunità internazionale per il Sahel, confrontato alla tripla minaccia del terrorismo, della crisi economica e della crisi sanitaria.
All’appello africano per un nuovo ordine mondiale ha partecipato anche il presidente ivoriano Alassane Ouattara, il quale ha denunciato l’egoismo dei Paesi ricchi e industrializzati “che non hanno mai, sin dalle indipendenze, raggiunto l’obiettivo dello 0,7% del Pil da dedicare ai Paesi in via di sviluppo”.
Rivolgendosi ai suoi colleghi africani, Ouattara ha auspicato una spinta maggiore verso la formazione e l’istruzione “per consentire alla nostra gioventù di rimanere sul nostro continente e di poter contribuire al suo sviluppo”.
“Ai nostri amici che fanno parte del G20, voglio dire una cosa: l’Africa non è il problema, e con il partenariato possiamo far parte della soluzione” ha affermato il presidente keniano Uhuru Kenyatta, un altro capo di Stato presente alla conferenza virtuale, insieme all’omologo sierra-leonese Julius Madaa Bio.
All’evento hanno partecipato non solo capi di Stato africani, ma anche esponenti del settore privato. Tra questi, Tony Elumelu, presidente dell’United Bank for Africa che ha condiviso la sua visione secondo cuila pandemia di covid-19 dev’essere “un’opportunità da cogliere per resettare l’Africa”.
I disagi, la rottura che hanno caratterizzato l’inizio di questo anno 2020, “sono qui per rimanere” e, ha aggiunto ancora Elumelu, devono spingere gli africani a ragionare diversamente, rendere il continente meno dipendente dal debito estero, che ha rappresentato un freno per decenni.
L’economista nigeriana Ngozi Okonjo-Iweala, un’altra ospite della discussione organizzata dalla fondazione del businessman marocchino Richard Attias, ha lanciato un appello per un sistema nel quale i giovani e le donne possano accedere all’empowerment necessario per produrre e stimolare l’economia africana.
“Dobbiamo specializzare i nostri Paesi, fabbricare prodotti che possiamo scambiarci dal punto di vista commerciale. Dobbiamo creare posti di lavoro dignitosi per i nostri giovani, e metterli al centro. L’Africa avrà il più gran numero di giovani del pianeta entro il 2050” ha ricordato l’ex ministra delle Finanze.
“In Asia, il 65% della ricchezza è stata creata dagli imprenditori di prima e di seconda generazione: ecco la sfida per l’Africa: fare spazio agli imprenditori africani, per innovare e rompere con le vecchie industrie” ha consigliato, dal canto suo l’ex presidente del Credit Suisse Tidjane Thiam, uno degli inviati dell’Unione Africane per la crisi del covid-19.
A chiudere la conferenza, sempre in collegamento virtuale, è stata la cantante beninese Angelique Kidjo, icona della musica africana nel mondo, con l’interpretazione del brano “Africa”.
Ad aprile scorso, erano stati 100 intellettuali africani a chiedere ai leader africani di proporre alle loro società una nuova idea politica dell’Africa. “Sono necessarie serie riflessioni sul funzionamento delle istituzioni statali, sulla funzione stessa dello stato e sulle norme giuridiche che distribuiscono i poteri e definiscono il loro equilibrio” avevano scritto gli intellettuali, invitando anche a “ponderare la necessità di adottare un approccio concertato ai settori della governance relativi alla salute pubblica, alla ricerca in tutte le discipline e alle politiche pubbliche”. [Redazione InfoAfrica] © Riproduzione riservata
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