di: Gianfranco Belgrano | 1 Agosto 2014
L’Africa che arriva in Italia è l’Africa che vediamo a Lampedusa, di migranti in fuga da violenze e povertà estrema a bordo di barconi, vittime di trafficanti di esseri umani pronti a far profitto sulle disgrazie altrui e sui limiti della comunità internazionale. Ed è un’Africa vera: è l’Africa dei conflitti, delle malattie, dell’insicurezza alimentare, delle crisi nel Corno d’Africa e nel Sahel. Ma è anche l’unica Africa di cui ci arriva notizia. Di fatto è un’informazione molto parziale, che non tiene conto della complessità di un continente le cui distanze e profondità non sono paragonabili, per esempio, all’Europa.
Dell’altra Africa che pure cresce, che annovera alcune tra le economie più dinamiche a livello globale, ci arriva poco o nulla. A tal punto che si rischia di essere presi per pazzi a parlare di classe media, di economie che fanno balzi in avanti anche dell’8% all’anno, di una classe politica progressivamente più preparata, di forme di democrazia in via di irrobustimento, di opere infrastrutturali e sviluppo urbanistico senza precedenti.
Eppure, l’Africa è anche questo. Da queste pagine, lo diciamo spesso e giova ripeterlo. Un paese come l’Italia in Africa può trovare risposte alla necessità di aprire nuovi mercati per le sue piccole e medie imprese, e non soltanto per le poche multinazionali tricolore. Per farlo occorrono però alcuni strumenti fondamentali: banche pronte a finanziare anche a sud del Sahara, sostegno delle istituzioni e delle strutture del Sistema Italia, creazione di partenariati. E informazione vera, a 360 gradi.