di: Redazione | 4 Agosto 2023
E’ un commento severo quello pubblicato dall’Istituto per gli Studi sulla Sicurezza (Iss) del Sudafrica, uno dei principali think tanks del continente africano, sulla recente prima conferenza internazionale su Sviluppo e Migrazione tenutasi a Roma alla fine di Luglio.
Firmato da due ricercatori di punta del Centro, Aimée-Noël Mbiyozo (senior research consultant sulle migrazioni) e Ottilia Anna Maunganidze (responsabile dei progetti speciali di Iss Pretoria) il commento intende rivolgersi principalmente ai governanti africani, invitandoli a “non cedere” a politiche di “aiuti condizionati”.
Ma nel commento spiccano anche le note critiche sull’abbandono da parte dell’Europa di politiche migratorie regolari dall’Africa, sulla condizionalità degli aiuti economici, e “sull’esternalizzazione dei confini” europei.
“Quando i leader si sono incontrati a Roma, dall’inizio del 2023 erano arrivati in Europa via mare o via terra 113.543 migranti, un aumento significativo rispetto al 2022. Quasi il 75% di questi è arrivato in Italia. I quattro temi principali della conferenza sono stati le organizzazioni criminali coinvolte nella tratta, la gestione della migrazione, il sostegno ai rifugiati e il sostegno allo sviluppo nei paesi di origine. Ma la maggior parte dell’enfasi era sulla migrazione irregolare e sul controllo della migrazione (in particolare dall’Africa verso l’Europa). Questo nonostante la maggior parte dei migranti in Europa provenga dall’Europa e dall’Asia, non dall’Africa” si legge nel testo.
L’ISS ricorda che la conferenza ha seguito di pochi giorni la firma del memorandum d’intesa del 16 luglio tra l’Unione europea (Ue) e la Tunisia, negoziato dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, dal primo ministro olandese Mark Rutte, da Meloni e dal presidente tunisino Kais Saied. Un accordo che prevede un finanziamento di almeno 700 milioni di euro “a una Tunisia quasi in bancarotta”.
Di questo finanziamento, 150 milioni di euro sono per il sostegno al bilancio e 105 milioni di euro sono per la “gestione della migrazione” da versare direttamente all’erario tunisino. “È improbabile – scrive il centro studi africano – che arrivi ai 12 milioni di tunisini. Questa mossa ha fatto sollevare più di un sopracciglio data la posizione intransigente del Paese (Tunisia, ndr) sulla migrazione, comprese le dichiarazioni xenofobe del presidente”.
Per anni, l’Istituto per gli studi sulla sicurezza e altre organizzazioni hanno messo in guardia contro “l’offuscamento dell’esternalizzazione dei confini” con la gestione della migrazione in modi che si basano principalmente sui controlli di sicurezza. “Sfruttare i finanziamenti per lo sviluppo in cambio della cooperazione in materia di migrazione ha avuto esiti disastrosi per l’Africa. Questi includono il sostegno alla milizia libica e la cancellazione delle economie locali in Niger senza fornire alternative”, scrive l’Iss.
L’articolo sottolinea poi l’importanza, per l’Europa, di ristabilire canali regolari di migrazione dall’Africa. “Prima del 2015 – scrive l’Iss – quando la migrazione in barca verso l’Europa è aumentata, gli approcci migratori dell’Europa includevano piani per espandere le modalità per ottenere i visti e preservare i percorsi umanitari per i migranti in cerca di protezione. Queste misure, combinate con un’applicazione efficace, aprono rotte regolari e sicure e riducono la migrazione irregolare. Tuttavia, queste proposte sono per lo più scomparse o sono state associate ad approcci cartolarizzati”.
Il centro studi evidenzia poi come i fattori di spinta alla migrazione non stanno diminuendo in Africa e vanno dai conflitti, alla violenza politica fino al cambiamento climatico. “Tuttavia – si legge – gli africani hanno meno percorsi regolari poiché le severe leggi sull’immigrazione limitano l’accesso ai processi legali”.
Secondo l’Iss “inquadrare la migrazione come una minaccia e dare la priorità alle restrizioni a tutti i costi è controproducente e peggiora le condizioni che spingono le persone a migrare. Questo approccio comporta gravi costi per la democrazia, la sicurezza e la vita”.
Ironia della sorte, evidenziano i ricercatori, “queste strategie non stanno dando molti benefici nemmeno a Paesi come l’Italia. Nell’ultimo anno, l’Italia ha dovuto fare i conti con il crescente fabbisogno di manodopera in vari settori (soprattutto agricoltura, turismo, manifattura e costruzioni). Ha adottato nuove politiche per attirare gli immigrati, ma l’assorbimento è limitato a causa di un rigoroso sistema di quote”.
L’Iss ricorda come nel frattempo, la maggior parte dei migranti africani, compresi quelli costretti a lasciare le proprie case e chiedere asilo, sceglie i Paesi vicini del continente piuttosto che destinazioni in Europa o Medio Oriente.
“Bilanciare le richieste di ospitare grandi afflussi di persone costrette a sfollare, sfruttando al contempo i benefici del lavoro migrante e della libera circolazione, è una delle priorità dell’agenda dell’Africa. I passi verso la libera circolazione e il commercio a livello regionale e continentale rientrano in questo programma più ampio. Nonostante il fascino degli “investimenti” condizionati, i leader africani devono continuare su questa strada”, si legge in conclusione del commento dell’Istituto per gli studi sulla sicurezza africano. [Da Redazione InfoAfrica]
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